Ripartiamo dalle imprese
Spesso, mi costringo ad usare parole che non vorrei usare per esprimere in modo più rapido determinati concetti.
Un esempio? Non credo in termini assoluti nel cambiamento delle persone ma piuttosto nelle loro rivelazioni; tuttavia parlare sempre di rivelazioni può sembrare stancante (o addirittura presuntuoso), per questo mi capita di usare in modo improprio (almeno secondo il mio umile punto di vista la parola “cambiare”).
A cambiare però sono le istituzioni, le situazioni…e ciò che molti si augurano (me compreso) è che quando la quarantena terminerà, cambierà la percezione che il paese ha degli imprenditori.
Chi fa il proprio lavoro non è un eroe. Gli imprenditori non sono eroi ma, se fosse necessario, considerati i precedenti e considerata appunto la necessità di servirsi di parole efficaci, oso affermare che anche gli imprenditori possono essere considerati degli eroi.
Dimenticate gli evasori fiscali e chi per un motivo o per un altro anche in momenti come questo si approfitta delle condizioni dei lavoratori, ma pensate a chi ha investito nella propria attività soldi, risorse e tempo a scapito di tante altre cose, pensate a chi si sacrifica e rischia, ricordate chi, resistendo alle angherie di fisco e burocrazia ha sempre pagato tutto fino all’ultimo centesimo, vanificando spesso i propri sforzi.
Pensate ora ad Alitalia, eccoci al punto: nel decreto che dovrebbe mitigare le conseguenze del Coronavirus sull’economia italiana trovano posto 600 milioni per Alitalia, destinata a tornare di conseguenza sotto il controllo pubblico.
Era proprio necessario?
Mai come in questo momento, i soldi del contribuente dovrebbero usati con oculatezza.
L’epidemia si manifesta e rischia di scatenare una recessione epocale. Tutto ciò che viene fatto per contenerla ha, purtroppo, un impatto devastante sul settore produttivo ma non è possibile fare altrimenti: la salute viene prima di ogni cosa.
Da quando nel 2017 i dipendenti di Alitalia hanno determinato, votando contro l’accordo che azienda e sindacati avevano messo a punto, il disimpegno di Etihad, l’azienda va avanti di prestito-ponte in prestito-ponte, (nonostante la disciplina europea degli aiuti di Stato).
Nessuna proposta concreta di risanamento. Nessuna proposta per gestire un nuovo accordo con una nuova compagnia.
Il trasporto aereo è un terreno di gioco difficile e lo è per tutti, (anche per imprese che nel corso degli anni sono riuscite a scarnificare i loro costi, con modelli di gestione che hanno fatto dell’essenzialità una virtù fondamentale).
Il Coronavirus ha colpito la globalizzazione e il settore dei trasporti. Alitalia non si può abbandonare ma ricordiamo che la situazione in cui versa la compagnia deriva da una difficoltà di gestione che la politica stessa ha esacerbato per decenni.
Errori (e non scelte) che ancora una volta presentano il conto…
Simbolicamente 600 milioni per Alitalia sono uno schiaffo a chi invece di protezioni e garanzie non ne ha e non ne ha mai avute e scontrandosi con incomprensioni e cattive opinioni ha lavorato duramente per creare ricchezza reale.
Salviamo il salvabile, d’accordo, ma a quale prezzo?
Il mercato, non è un male in termini assoluti: come ogni cosa occorre essere prudenti nella valutazioni e analizzare con moderazione e distacco se necessario ogni singolo caso.
Aspettiamo risposte che non sappiamo se e quando arriveranno…
Aspettiamo risposte per chi lavora in proprio e contribuisce al consolidamento economico della nazione: possiamo aspettarci novità dunque o nuovi schiaffi (non solo morali?).
Bisogna ripartire. Ripartiamo dunque dalle imprese se vogliamo realmente tornare ad avere un peso in Europa e nel mondo.
Ripartiamo dalle imprese tutte le volte in cui ci sentiamo orfani di novità e risposte. Ripartiamo dal mercato ma con equilibrio.
Ripartiamo. Punto. Ma facciamolo senza prenderci in giro una volta tanto.
Superata la pandemia, sarà in definitiva necessario cambiare profondamente il modo di pensare la società e il mondo, in favore di uno che riesca finalmente a mettere al centro le esigenze umane. Che cos’è l’economia senza esigenze umane?
Può l’economia di uno stato sopravvivere se lo stato (come accade nel Regno Unito) trascura i cittadini?
Se le scelte di alcuni stati in questi giorni mostrano che gli interessi dei mercati e quelli delle persone possono non coincidere, sarà necessario e opportuno un ripensamento evidente e concreto dei valori e dei fini della nostra società che mettendo solo il profitto al centro dimentica che senza l’uomo non esiste investimento nel lungo termine.