“The Great Gig” nasce in un momento di noia e difficoltà e nasce quindi con il preciso obiettivo di rispondere ad un periodo di incertezza che ho vissuto nell’inverno del 2017.
Essendo io un “insaziabile ricercatore di novità”, ho sempre cercato di superare i limiti dell’ovvio; per cui rispondere alla monotonia con un sito dove potessi esprimermi scrivendo non poteva che essere una soluzione naturale…
Inizialmente, “The Great Gig” nacque con l’obiettivo di raccontare esclusivamente il mondo delle imprese e delle start up, ma dopo tre anni mi ritrovai in effetti costretto a scrivere questo appunto:
“Nonostante tutte le mie buone intenzioni, quell’insaziabile ricerca di novità di cui credo di aver già scritto, mi ha portato nel frattempo a dare a questo sito un’immagine diversa da quella originale.
Pur mantenendo gli stessi valori di riferimento a cui mi sono ispirato nel 2017, ho cercato di raccontare la voglia e il bisogno di innovazione non solo raccontando le imprese ma anche la politica e la società.
Inevitabilmente quindi ciò che troverete in questo sito non riguarderà solo il mondo delle imprese e delle start up ma anche quel contesto in cui queste operano (o tentano di operare)”.
“The Great Gig” non è quindi da tempo solo impresa, ma anche contesto e non già perché non abbia più interesse per quelle dinamiche che definiscono un’attività imprenditoriale ma perché nell’apprezzare ciò che posso diventare ho presto individuato la possibilità di valorizzare tutti quei princìpi alla base di una stessa impresa (e che hanno comunque contribuito alla mia formazione) a prescindere dal lavoro.
In altre parole: ciò che ritengo importante in questa sede è che possiamo essere tutti imprenditori nel nostro piccolo poiché possiamo essere tutti imprenditori di noi stessi e delle nostre stesse vite se ci impegniamo ad essere propositivi, se accettiamo di imparare dai nostri errori, di migliorarci, di comprendere la vera natura delle cose che ci circondano evitando giudizi affrettati e pregiudizievoli e soprattutto se impariamo ad osservare il già citato contesto con ragionevolezza.
Ma come fare? Come possiamo distinguerci per davvero?
Forse, ripensando Steve Jobs quando una volta pronunciò le seguenti parole:
“Il vostro tempo è limitato, non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro”.
In altre parole, possiamo essere tutti imprenditori della nostra vita e del nostro tempo se accettiamo che la scarsità di risorse è un ulteriore elemento portante non solo alla base dell’economia ma anche, non a caso, delle nostre vite.
Vero, spesso non ci pensiamo perché la vita frenetica di tutti i giorni ce lo impedisce ma il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo e per questo motivo dovremmo perciò, prima o poi, tentare di domandarci che cosa significhi veramente, per noi, “vivere”.
La paura dell’ignoto, di qualcosa che non c’è, ci spinge sovente a occupare il nostro tempo con attività o pensieri superflui che in realtà non ci appagano ma questa, care amiche e gentili amici, non è vita, è pura sopravvivenza.
La vera vita è infatti fare ciò che ci piace con passione e malgrado non sia sempre possibile vivere la propria vita con passione perché lungo il nostro percorso incontriamo ostacoli e impegni che non sempre è possibile declinare, cercare in ogni modo di raggiungere con determinazione ciò che amiamo veramente e difendere quindi i nostri interessi rende autentica la nostra esistenza.
Da qui, da tutto ciò che ho appena dunque riproposto venne l’ispirazione: quando ho immaginato questo sito ascoltavo spesso i Pink Floyd, in modo particolare canzoni come “Time” e “The Great Gig in the Sky” ed è stata proprio “The Great Gig in the Sky” a contribuire a suo tempo, in maniera evidente, a definire il sito poiché la domanda da cui tutto ha avuto inizio è la stessa domanda che definisce lo straordinario assolo di Clare Torry: una domanda difficile, una domanda aspra che sono sicuro vorremmo tutti evitare ma che, purtroppo o per fortuna, nessuno può permettersi di non ascoltare: “Hai paura della morte?” (“Are you frightened of dying?”).
Il brano, “The Great Gig in the Sky” non solo, in conclusione, è la naturale prosecuzione di “Time”, una canzone nella quale il protagonista si rende conto di aver sprecato troppo tempo nella propria vita e inevitabilmente resta spaventato all’idea che dovrà morire ma è una risposta semplice che spazza via dalla mente di ciascuno di noi i dubbi con una prepotenza disarmante: la paura della morte è priva di fondamento poiché tutti, prima o poi, dobbiamo morire.
In buona sostanza, ha senso allora vivere la vita di qualcun altro? Sacrificare i propri sogni? Rinunciare? Non provarci? Scambiare il brivido di rischiare per realizzare un progetto in cui crediamo con il rimorso di non averci provato?
Non pretendo di poter rispondere alle domande di cui sopra né di essere in qualche maniera un “esempio” ma a ciò che appartiene al “grande spettacolo della vita”, allo straordinario “The Great Gig” che siamo e possiamo essere, io intendo comunque attingere a piene mani perciò…Buona lettura!
Nicola De Vita