In cosa crede chi non crede?

In cosa crede chi non crede? Nella scienza o nell’uomo? Nella scienza e nell’uomo?

In cosa crediamo oggi?

Da tempo ribadisco che la nostra epoca, pur essendo povera di iniziative e valori di riferimento, si distingue per essere un’epoca di necessarie responsabilità: democrazia, informazioni e conoscenze richiedono infatti una gestione responsabile.

Se da un lato è in atto il crollo di numerosi punti di riferimento (politici, economici, geopolitici e culturali), dall’altro lato non abbiamo mai avuto nella storia la fortuna di poter accedere a così tanto sapere in così poco tempo…

Come avremmo potuto affrontare i giorni che stiamo vivendo senza tecnologia? La tecnologia, può invadere i nostri spazi con la paura, ma può anche consentirci di fare ricerche senza dover andare in biblioteca…

Spetta a noi quindi, come singoli prima e come membri di una comunità, capire che ruolo dare alla tecnologia e al progresso.

Resta la domanda: in cosa crede chi non crede?

Nella giornata del 15/3, il Papa si è recato presso la chiesa di San Marcello al Corso in via del Corso a Roma per pregare davanti il crocifisso che secondo la tradizione fermò l’epidemia di peste nel 1522. Sui social in molti hanno commentato con disprezzo e irriverenza l’immagine del Pontefice in ginocchio dando prova di ignoranza  e poco rispetto.

Sarà anche vero che una preghiera non fermerà l’epidemia, sarà anche vero che sono la scienza e il progresso a migliorare le condizioni socio-sanitarie della comunità ma cos’è l’uomo, cioè l’essere umano se può andare nello spazio ma dimentica di avere attenzione per un proprio simile?

Che cos’è l’essere umano se dimentica di progredire intellettualmente e lascia morire centinaia di migliaia di bambini poveri e indifesi nella aree più povere del mondo?

Ecco il punto: possiamo ritenerci migliori semplicemente perché possediamo tecnologie all’avanguardia se poi non sappiamo gestirle?

Si badi bene: la dottrina cattolica non è l’unica, non è la risposta definitiva (perlomeno per me) ma può essere un interessante spunto di riflessione in un nuovo mondo dove si è smesso di pensare, dove si attacca e si giudica senza prima fermarsi un’istante a riflettere, appunto.

Si può riflettere sulla fede? Si può riflettere sul concetto di fede perché fino a prova contraria, anche chi non crede è costretto ad avere fede in qualcosa o ancora più spesso in qualcuno e la fede si costruisce giorno dopo giorno.

L’immagine del Papa che prega davanti un crocifisso aiuterà molte persone nel mondo perché “non di solo pane vive l’uomo”;

la Chiesa dovrà indubbiamente fare tanti passi avanti ma noi tutti dovremo muoverci, a prescindere da quale sia la nostra fede.

Spero vivamente che questi giorni di rinunce (minime in alcuni casi) ci aiutino ad essere meno razzisti e chiusi nei confronti di persone che, a differenza nostra, di rinunce ne fanno ogni giorno.

Se Dio è morto però ammettiamolo a questo punto e non parliamone più. Dimentichiamo, anche se siamo agnostici e atei il ruolo della religione nella storia e chiudiamo il passato in uno scrigno…

Attenzione però a rinnegare in modo dogmatico il ruolo della religione nella storia dell’uomo: chi dimentica tutto con convinzione può dimenticare anche se stesso. Prudenza quindi, prudenza: oggi più che mai il mondo ha bisogno di equilibrio.

Come già ho avuto modo di scrivere se non sei cattolico è facile cedere alla tentazione di credere che Max Weber (“L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”) avesse ragione in termini assoluti e che di conseguenza ogni male in Italia  derivi da un’indefinita arretratezza della cultura cattolica.

Sarebbe tuttavia di cattivo gusto a questo punto dimenticare ancora una volta quanta importanza abbia avuto il Cristianesimo nella conservazione e costruzione della cultura dell’Occidente; ci tengo a ricordare ancora, anche in questa sede, che uno dei più grandi mali del nostro tempo si chiama “superficialità” ed è dovere di chi vuole tentare di capire la realtà allontanare quindi da sé ogni risposta scontata e approssimativa.