Lettera aperta ad un esercito di perdenti
Matteo Salvini può non piacere politicamente, cercare tuttavia ogni possibile giustificazione per evitare che sia premiato con una forte maggioranza parlamentare grazie al voto può essere pericoloso.
In questi giorni abbiamo visto nascere una nuova maggioranza: un mostro grottesco e contraddittorio ancora più inquietante della maggioranza che ha “guidato” fino a poche settimane fa il paese.
Tra contraddizioni e non ammissioni siamo quindi ad un nuovo punto di partenza: una “non” soluzione tipicamente italiana per cercare di accontentare tutti.
In questi giorni così noiosi in cui si aspetta che il paese riparta dopo la tipica sbronza agostiana di “cazzate” e “cazzeggio”, mi sono dedicato a tutte quelle letture che ho dovuto trascurare negli ultimi mesi. Tra i libri che ho letto c’è una bellissima biografia di Sergio Marchionne scritta da Tommaso Ebhardt.
A differenza di chi non sa guardare oltre il palmo del proprio naso, posso finalmente vantare una nuova conquista: ho imparato a costruire qualcosa (ri)partendo da ogni singolo evento.
Dopo un mese intero di sosta obbligata a causa dell’inattività generale, mi è capitato di proporre quindi ad alcuni miei clienti di organizzare degli appuntamenti subito dopo le ferie; la risposta ricevuta da più fronti è stata univoca: “Con calma”. Con calma?
Se manca il desiderio di rimettersi in gioco il prima possibile credo che gran parte del popolo italiano ignori dove stiano andando i mercati. Lo scrivo senza troppi giri di parole.
Leggendo la biografia di Sergio Marchionne ho ripensato a quando nell’agosto del 2004, dopo aver appena assunto l’incarico di CEO in FIAT rimase sorpreso del fatto che a Mirafiori, (nonostante l’azienda stesse perdendo 5 milioni di euro al giorno), fossero andati tutti tranquillamente in ferie.
Il discorso in cui racconta di quell’episodio è passato alla storia ed è ancora possibile ritrovarlo su YouTube; “in ferie da cosa?” chiedeva sbalordito in quei giorni difficili…
Sergio Marchionne è stato l’uomo che ha ridato vita alla FIAT in Italia e a Chrysler negli Stati Uniti, mentre tuttavia negli Stati Uniti è stato omaggiato come un grande leader in Italia è stato attaccato duramente. Dopo quei decenni in cui FIAT non è mai riuscita a diventare un’azienda realmente competitiva perché piegata agli interessi politici di un paese dove bisognava preservare prima di ogni cosa il compromesso e la stabilità sociale, dopo quei decenni in cui in Italia bastava svalutare la Lira per essere competitivi, la globalizzazione ha presentato le sue sfide e la FIAT come l’Italia ha dovuto accettare che non basta essere i più belli per vendere ma bisogna combattere incessantemente per meritarsi un posto nel mondo.
Mentre FIAT è sopravvissuta e si è fusa con Chrysler costituendo il colosso FCA, l’Italia ha continuato a prendere tempo e gli italiani, privi ormai di una guida credibile come è stato Marchionne per la FIAT, hanno perso tutta la loro credibilità.
Il Marchionne pensiero, volendo essere sintetici, è stato molto chiaro: la globalizzazione ci impone di essere competitivi e se vogliamo ripartire dobbiamo accettare dei sacrifici (sacrifici accettati con entusiasmo in un paese come gli Stati Uniti dove tradizionalmente si cercano soluzioni e non scuse).
Dopo anni di lotte con i sindacati, l’Italia è rimasta ferma alla dicotomia tra “padroni” e “operai”, e l’idea per cui i diritti non sono assoluti ma vanno difesi con l’impegno e quindi con l’accettazione dei propri doveri è morta in Svizzera nell’estate del 2018 con l’eroe dei due mondi.
Siamo o non siamo dunque un paese contraddittorio? Siamo o non siamo un paese privo di figure di riferimento credibili? Siamo o non siamo un paese pieno di “piagnoni” incapaci di usare il cervello nei momenti difficili? La verità è che siamo un paese dove ci sono minoranze che costruiscono miracoli straordinari ogni giorno ma che subiscono costantemente a causa di una maggioranza goffa di burocrati ed eunuchi privi di idee e ideali.
Ai perdenti quindi, a tutti coloro che continuano a girovagare per questo paese come zombie senza una meta dedico il mio pensiero: sprecherete le vostre esistenze mentre il mondo continuerà a correre verso destinazioni per voi sempre più incomprensibili; la storia dal canto suo, in fondo aggiusta sempre ogni cosa, e riconoscerà presto il valore di tutti quegli eroi che hanno provato a dare un senso alle loro azioni e hanno accettato sacrifici per il paese e le loro comunità, sacrifici così profondi e genuini che solo una realtà alternativa può veramente comprendere.