L’Italia dei distretti industriali è l’Italia che amiamo

L’Italia che conta e fa innovazione ha nomi e cognomi ben precisi e si riconosce in distretti industriali noti in tutto il mondo: Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, occhiali di Belluno, salumi di Parma, vini toscani e bufala campana.

C’è un’Italia che conta, ma che conosciamo poco: si tratta dell’Italia dei distretti industriali, le piccole “Silicon Valley” tricolori capaci di fare sistema, innovare e conquistare il mondo. La produttività di queste 149 aree a specializzazione produttiva è superiore alla media nazionale, e lo sarà ancor di più nei prossimi due anni. Lo dice un’analisi di Intesa Sanpaolo che racconta il biennio 2015-2016 chiuso a +1,4% di fatturato e +7,9% di margine operativo lordo. Si tratta di nuovi massimi storici, superiori addirittura ai dati pre 2008. Rispetto all’era pre crisi, i volumi d’affari dei distretti italiani sono aumentati del 3,5%, per un fatturato totale di 550 miliardi (e +2% di attivo patrimoniale). Il resto dell’Italia ha invece pagato un -2,5%.

Il futuro sorride a queste aree per il 2017-2018: +2,2% atteso di fatturato, e +7,7% annuo di Mol grazie «ai mercati esteri e a una ripresa della domanda interna, alimentata soprattutto dalla filiera metalmeccanica e dalla leva dell’industria 4.0». Quali sono i distretti che corrono di più? Il primato va al distretto del prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, dove Quolit.com vanta una preziosa collaborazione con la cantina “Ca’ Passion”, seguito al secondo posto dall’occhialeria di Belluno, dal distretto Parmense, dai vini dei colli di Firenze e Siena e dalla bufala campana.

I distretti si confermano anche un perno dell’innovazione tecnologica, con una quota pari a 53 di brevetti ogni 100 aziende, ben oltre la media di 40 brevetti ogni azienda delle aree non distrettuali d’Italia. La maggiore spinta tecnologica è al supporto delle maggiori esportazioni (vende all’estero il 38,1% delle imprese, contro il 28,7% delle altre aree) e circa metà delle imprese dichiara di produrre macchinari cosiddetti 4.0, mentre il 70% di 161 imprese vende on line grazie all’e-commerce.

La solidità di queste realtà è un punto di riferimento prezioso e importante per tutti, un esempio da cui imparare e prendere quindi ispirazione.