La paura degli Hacker spinge le imprese ad investire in Cybersicurezza: +36,8%

Un aumento del 36,8% del numero di imprese e addirittura del 60% degli addetti del settore: i dati delle società che si occupano di cybericurezza e dei relativi lavoratori.

L’incremento decisamente rilevante del comparto è stato monitorato e registrato da Unioncamere-InfoCamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, tra il 2011 e la metà del 2017. In valore assoluto le aziende che si occupano di cyber sicurezza sono salite a quota 691 (dalle 505 di inizio periodo).

C’è quindi una crescente sensibilità nei confronti del tema della sicurezza informatica all’interno delle aziende, come emerso anche dal recente Osservatorio sul risk management realizzato da Cineas (il consorzio universitario creato dal Politecnico di Milano) e da Mediobanca: la classifica dell’Osservatorio (basata sulle risposte delle 272 imprese interpellate) sui rischi più temuti mette al primo posto la sicurezza sul lavoro, seguita proprio dal cyber risk, la cui percezione è cresciuta di molto negli ultimi anni.

Colpa (o”merito”) della crescente attenzione anche da parte dei media verso gli episodi di hackeraggio.

“Una progressione – afferma il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello – che, seppure di piccole dimensioni in termini assoluti segnala una certa vivacità in un comparto sempre più strategico per lo sviluppo sano delle nostre imprese. Un comparto potenzialmente in grado di offrire opportunità di occupazione qualificata ai giovani nel breve-medio periodo”.

I numeri del settore sono tuttavia, come sottolineato anche dal presidente di Unioncamere, ancora piccoli.

Il comparto raggiunge un giro d’affari complessivo di poco superiore ai 430 milioni di euro, con un dato medio per impresa che non raggiunge i 2 milioni.

La quota maggiore di fatturato si raggiunge in Veneto, con 133 milioni, segue il Lazio, con poco meno di 82 milioni. Lazio che, però, è la regione con il maggior numero di imprese: 166, contro le 121 della Lombardia, dove gli addetti sono oltre mille.

Il primato occupazionale spetta però ancora una volta al Veneto, con circa 1700.