Crowdinvesting: Il futuro dei finanziamenti è qui
Equity crowdfunding, lending crowdfunding e invoice trading: questo è il futuro dei finanziamenti.
Sono quasi 190 i milioni di euro raccolti dal 2013 ad oggi in Italia attraverso varie forme di fundraising online che si possono racchiudere sotto un’unica voce: crowdinvesting.
La cifra si ricava dal 2° Report italiano sul Crowdinvesting presentato a Milano da Giancarlo Giudici, Direttore scientifico Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano. (QUI è possibile scaricare il report completo).
Il crowdinvesting racchiude quindi tre distinte modalità di finanziamento: l’equity crowdfunding, strumento di finanziamento dedicato principalmente a startup e pmi innovative (normata in Italia per la prima volta in Europa nel 2013). L’operazione prevede finanziamenti in cambio di quote societarie.
Il lending crowdfunding, (il cui inizio ufficiale si potrebbe collocare nel 2016 quando la Banca d’Italia ha emanato disposizioni in materia) prevede sostanzialmente che gli investitori prestino denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e quindi del rimborso del capitale. Infine, l’invoice trading: consiste fondamentalmente nella cessione di una fattura commerciale attraverso un portale Internet che seleziona le opportunità e sostituisce il tradizionale ‘sconto’ della fattura attuato dalle banche.
Abbiamo infine il crowdfunding no profit, ossia la raccolta di denaro attraverso Internet finalizzata a progetti no profit appunto e a fondo umanitario.
L’equity crowdfunding nel 2017 ha registrato un vero e proprio boom del numero di offerte, che in un solo semestre sono quasi raddoppiate rispetto a tutto il 2016: al 30 giugno scorso il capitale raccolto ha raggiunto la cifra di 12.417.323 euro, la prospettiva è di toccare i 20-25 milioni entro la fine dell’anno. Per il lending crowdfunding in un anno la raccolta è aumentata di quasi 3 volte rispetto al passato, toccando quota 88,282 milioni di euro.
Ma l’invoice trading è la vera sorpresa: sono nati nuovi operatori e il valore complessivo del mercato ha raggiunto circa 88,5 milioni, 8 volte quanto risultava un anno fa. Si tratta quindi del comparto del crowdinvesting che è cresciuto di più.
Alla data del 30 giugno 2017 in Italia risultavano autorizzati da CONSOB 19 portali di equity crowdfunding.
Il numero di campagne totali presentate fino al 30 giugno 2017 dalle piattaforme autorizzate sono in totale 109. Si può notare che alcuni portali (Ecomill, Fundera, Crowd4Capital, per citare quelli già autorizzati lo scorso anno) non hanno ancora pubblicato progetti. La piattaforma che ha pubblicato più campagne in assoluto è StarsUp (24 progetti, pari al 22,0% del totale) seguita da Crowdfundme (19 progetti, pari al 17,4%) e da Mamacrowd (12 campagne, 11,0%).
In totale il capitale effettivamente raccolto in Italia al 30/6/2017 attraverso l’equity crowdfunding ammonta a € 12.417.323.
Secondo le stime, il totale raccolto potrebbe arrivare nei prossimi 12 mesi fra i € 20 milioni e € 25 milioni.
Il mercato è partito lentamente, ma dopo il consolidamento delle prassi operative si è assistito ad una graduale crescita. Due sono i dati da sottolineare: innanzitutto il 2017 ha registrato un vero e proprio boom del numero di offerte, che in un solo semestre sono quasi raddoppiate rispetto a tutto il 2016; in secondo luogo si evidenzia come dal 2016 in avanti sia notevolmente migliorato il tasso di successo delle campagne di raccolta, ora ben superiore al 50% rispetto a quelle chiuse, segno di una progressiva maturazione e selettività del mercato.
Nell’ambito del lending crowdfunding (o social lending) gli investitori possono prestare denaro attraverso i portali a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del conseguente rimborso del capitale. Generalmente la piattaforma seleziona la tipologia di prestito attribuendo un relativo rating e suddividendolo quindi fra una molteplicità di investitori. L’idea di fondo è quella di frazionarne il rischio (modello ‘diffuso’).
Si può tuttavia presentare il progetto ai potenziali investitori, i quali possono decidere se finanziare o meno (modello ‘diretto’).
In Italia le piattaforme attive in quest’ambito sono decisamente aumentate: al 30 giugno 2017 erano 6 in ambito consumer (3 un anno fa) e 3 in ambito business (era una soltanto). Le risorse finora raccolte attraverso i portali ammontano a 88,3 milioni di euro, di cui 15 erogati a imprese. Il flusso degli ultimi 12 mesi è stato pari a 56,6 milioni e ha determinato una crescita sostanziale del mercato.
I prestatori iscritti alle piattaforme consumer risultano essere più di 11.000, per il 90% uomini con un’età compresa fra 38 e 46 anni. Gli individui finanziati hanno un’età simile. Il 71% sono uomini e la motivazione dominante che li spinge a chiedere un prestito è la mancanza di liquidità.
Le imprese italiane finanziate dai portali business sono a oggi 261, di cui 198 fatturano meno di 2 milioni di euro. Rispetto al credito bancario, le condizioni di finanziamento non risultano essere sempre convenienti, ma viene apprezzata la rapidità di risposta offerta dalle piattaforme.
L’invoice trading consiste nella cessione di una fattura commerciale attraverso un portale Internet che seleziona le opportunità e sostituisce il tradizionale ‘sconto’ della fattura attuato dalle banche per supportare il capitale circolante. Gli investitori anticipano l’importo della fattura, al netto della remunerazione richiesta.
In Italia sono quintuplicati i portali dedicati, passati da 1 a 5. Le risorse raccolte attraverso Internet al 30 giugno 2017 ammontavano a 88,5 milioni di euro, 8 volte quelli cumulati l’anno precedente. Le fatture cedute da imprese italiane attraverso l’invoice trading sono ormai più di 2.000 (erano 220 un anno fa).
L’equity crowdfunding è in attesa dell’apertura effettiva del mercato a tutte le PMI. Resta da verificare se le startup che hanno raccolto capitale fino ad ora saranno in grado di mantenere le promesse fatte nei loro business plan.
Per il lending, la prospettiva più urgente è una riforma legislativa e fiscale che liberalizzi definitivamente questa nuova asset class, eliminando gli svantaggi oggi esistenti senza rinunciare alla trasparenza del mercato per i retail.
Per quanto riguarda l’invoice trading gli investitori istituzionali continueranno ad alimentare la crescita nel breve termine e probabilmente i piccoli risparmiatori potranno accedere solo attraverso la partecipazione a fondi di investimento.
Resta evidente la semplicità di questi strumenti di finanziamento sempre più richiesti dal mercato. In un paese profondamente ingessato per alcuni aspetti, dove la fiducia nel settore bancario continua a calare, il ruolo del crowdinvesting può solo crescere.
Se il mercato sosterrà queste iniziative i prossimi anni vedranno un’accelerazione non indifferente del settore e la nascita di sempre nuove piattaforme.
Le banche tradizionali sapranno aggiornarsi? O il mercato le punirà?