Kaos (poco) calmo

Se avessi la metà degli anni che ho sarei molto più confuso di quando avevo in effetti quindici anni (e mezzo).

Come si può, dopotutto, biasimare in termini perentori gli adolescenti di oggi se questi si ritrovano costretti non solo ad affrontare un contesto scolastico sempre più nozionistico e ben più stanco di quello che ho affrontato io ma altresì un oceano confuso, tempestoso e infestato da contraddizioni come quello dei social network?

Pochi minuti su Instagram o TikTok, oggi, al netto di pochi, validi, creatori di contenuti (motivati, non a caso, da professionalità ed esperienza) sono infatti un viaggio nel profondo di un (non) luogo dove in troppi pretendono di essere portatori di verità o, peggio, un “buon esempio”.

Credo, senza timore di essere smentito, che sia perciò molto difficile oggi per un adolescente capire di fatto sé stesso o quei valori che molte famiglie hanno dimenticato e non già perché sia difficile scegliere il “profeta migliore” ma perché, prima di ogni cosa, nessun adolescente oggi possiede le armi giuste per  difendersi dalla perseveranza di un bombardamento quotidiano come quello nel quale prima, ad esempio, si consiglia di essere gentili con le donne e poi, subito dopo, si normalizzano comportamenti tossici come ad esempio il cosiddetto “ghosting”.

Io non credo sia casuale la confusione che spesso, purtroppo, degenera in violenza e, allo stesso modo, non credo sia casuale la deriva alla quale si condannano milioni di ragazzi e ragazze a subire l’esempio irrealistico di stili di vita ai quali probabilmente mai approderanno e sebbene non abbia le prove per confermare ciò che affermo, credo che in ogni caso ben poco si voglia fare per reagire e ritornare, effettivamente, “al bello”.

In altre parole, non credo sia casuale il declino al quale si sia deciso di condannare i più giovani, così come il generale abbruttimento dell’arte con cui si riempie la loro mente ma che sia quindi parte di una tendenza storica non già auspicata ma senz’altro incoraggiata.

È senz’altro vero che le persone hanno bisogno di uno schema nel quale identificarsi e dentro cui cercare protezione e malgrado io abbia sovente cercato di collocarmi fuori dagli schemi per tentare di comprendere il tutto, credo sia giusto provare a condividere tutto sommato dei valori semplici come l’educazione, l’empatia e il rispetto per quello spirito che incoraggia la realizzazione altrui affinché una società possa progredire in termini materiali quanto spirituali.

Di conseguenza, alla luce di ciò che ho osservato fin qui, la mia critica non è una critica alla scelta di una famiglia di riferimento bensì, appunto, all’incapacità dei più di essere empatici a prescindere da ciò che hanno scelto.

La sterile divisione alla quale la società dei dati condanna e l’ossessione di creare avversità a priori tra uomini e donne, eterosessuali e omosessuali, ebrei e musulmani, vaccinati e “no vax” non è quindi solo una triste conseguenza di un tempo noioso, apatico e disumano ne tantomeno l’ennesima dimostrazione di quanto sia difficile capire la storia e il proprio ruolo nella stessa ma la perversa dimostrazione di quanto gli esseri umani oggi siano giudicati dai nuovi dei del web come meri “prosumer”.

Incoraggiare una lotta che non insegna niente a nessuno a chi giova, dunque? Credo a divinità non diverse da quelle descritte nella serie “Kaos”, una miniserie di Netflix geniale quanto provocatoria che mi dispiace non vedrà probabilmente un seguito.

Certo, forse non dovrei essere sorpreso come sono dal fatto che la serie appena citata non abbia conquistato i cuori delle persone e, in conclusione, il loro desiderio di affrancarsi dagli dei appunto ma tant’è: “la rivoluzione non è un pranzo di gala” ed è giusto che certi dei (post) moderni possano godersi ancora qualche illusione prima che qualcuno, per parafrasare Nietzsche, decida di ucciderli e di godersi la beatitudine di una libertà intima che non proviene dall’esterno ma da sé stessi.

In parole diverse, perciò, (ma non per questo meno incisive), credo che la risposta al caos che sopportiamo prescinda dalla domanda e che il caos conseguente (e solo apparente) che potrebbe sorgere dalla rottura della contraddizione non sia destinato a essere motivo di disordine ma, al contrario, una stupefacente alternativa per chi avrà il coraggio di fare a meno dei nodi gordiani che soffocano le nostre menti…