Il Punto di svolta

Sono diversi i libri che ho affrontato “con sprezzo del pericolo” nel 2024 e uno di questi, tra “Ulisse” e “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” di Benjamìn Labatut è “Il punto di svolta” del Fritjof Capra.

Più volte ho citato, di recente, il ben noto libro del fisico che tra l’altro scrisse “Il tao della fisica” e non a caso, giacché molte sono le conferme che ho trovato tra le pagine di un testo che mi sono pentito abbastanza subito di non aver letto prima.

“Abbiamo bisogno di un nuovo paradigma, di una nuova visione della realtà”, così riassumeva in effetti Fritjof Capra uno dei suoi libri più divergenti, un’opera che si è impegnata come poche a tentare di proporre un’alternativa concreta a un presente ogni giorno più disfunzionale per tanti aspetti.

Sì, l’autore anche nel già ricordato libro “Il Tao della fisica” ha denunciato i limiti e le lacune del sapere convenzionale dell’Occidente ma ciò che ha realizzato ne “Il punto di svolta” è un vero e proprio punto di svolta, non a caso: una critica costruttiva e precisa alla scienza newtoniana che ha dominato la cultura occidentale per due secoli e alla quale ci si continua ad aggrappare per tentare di spiegare non solo le cosiddette scienze esatte ma anche numerose scienze umane e biologiche.

Senz’altro, la critica di Capra non è una critica a priori e alle intenzioni di partenza ma al metodo, all’ossessione, al tentativo di fondare sulla base di un pensiero lineare e riduttivo ogni possibile soluzione malgrado agli inizi del secolo scorso lo sviluppo della nuova fisica abbia già dimostrato l’importanza che ha il coraggio di superare uno schema ormai di fatto poco utile.

In altre parole, il punto di svolta previsto è un punto in cui si verifica una crisi evidente, un punto ispirato da un esagramma dell’I Ching e che spiega, perciò, un naturale fenomeno: il mutamento.

Tuttavia, la critica di Capra al riduzionismo che ancora condiziona buona parte delle nostre prese di posizione non è stata ancora ampiamente accolta e ciò si evince in maniera evidente quando si discute di ambiente.

Nonostante le premesse, di ambiente si discute infatti ancora troppo spesso in virtù di prese di posizione prevalentemente ideologiche e incapaci di tenere conto di un quadro più ampio e, credo di nuovo non sia un caso che l’attualità del testo di Capra, “Il punto di svolta” sia tale che nel più recente “I princìpi sistemici della vita”, egli abbia sentito la necessità di confermare numerose opinioni già raccomandate negli anni ’80.

In altre parole, se guardiamo allo stato del mondo di oggi, alla crisi globale che investe numerosi piani ciò che si rivela essere immediatamente più evidente è che nessuno dei nostri principali problemi, (siano essi l’energia, l’ambiente, il cambiamento climatico, la disuguaglianza economica le violenze e le guerre) può essere compreso e affrontato separatamente.

Le questioni che i potenti della terra nel 2025 sono chiamati ad affrontare sono, in buona sostanza, questioni sistemiche, questioni interconnesse e interdipendenti che possono essere capite e risolte con un cambio radicale del nostro paradigma, un cambio che ci metta nella condizione di non considerare più il mondo come una macchina composta da elementi singoli, ma come una rete di combinazioni inseparabili di relazioni.
La teoria originale sviluppata riguarda dunque una nuova comprensione della vita, un orizzonte concettuale che integra quattro dimensioni: biologica, cognitiva, sociale, e, non per errore ecologica.

Certo, “Il punto di svolta” è, in conclusione, un libro che sul piano tecnico merita più di un approfondimento anche in relazione al fatto che lo sviluppo tecnologico ha reso possibile, nel frattempo, risultati considerati un tempo impensabili ma i pilastri sul quale il pensiero di fondo è stato definito rimangono solidi e, oltre a confermarci l’importanza di una sempre più urgente visione olistica della realtà, ci confermano l’importanza di un ecologismo autentico e privo di retorica.