Nuovi appunti contro il tribalismo

Ovunque io volga lo sguardo, vedo spesso scritte sulle porte di sepolcri imbiancati parole che non posso non condividere ma che essendo esse dipinte appunto all’ingresso di sepolcri imbiancati, si contraddicono “sic et simpliciter”: “rompi gli schemi”.

Si fa in effetti un gran parlare, ogni giorno, di “divergenza” ma ovunque se ne parli si dimentica di dare un senso alla stessa e, di conseguenza, piena attuazione.

Certo, essere divergenti non è un fatto semplice poiché significa contraddire con consapevolezza (e non per partito preso) una presunta verità e questo è naturale che possa risultare difficile per molti.

Nonostante però le avversità che l’opposizione comporta, divergere è ogni giorno sempre più necessario, giacché non solo la critica è stata appunto disarmata e trasformata in un accessorio degno dell’Ikea ma perché onorare la critica costruttiva significa onorare il pensiero e la civiltà.

Vale dunque la pena domandarsi con attenzione se le reazioni con le quali è stata accolta la notizia dell’annullamento delle multe nei confronti di chi ha scelto di non vaccinarsi contro il Covid-19 siano state ispirate, in ogni caso, da un pensiero autonomo o dal pensiero di qualcun altro.

In altre parole, in un tempo nel quale la criticità è stata ampiamente contraddetta a beneficio di un pensiero capace di spezzare nei fatti ogni risposta sull’altare della semplificazione, credo sia significativo cercare di capire il perché più autentico delle cose a prescindere dalle motivazioni “di pancia”.

Tra coloro che hanno immediatamente criticato la decisione di annullare le multe a coloro che hanno scelto di non vaccinarsi e coloro che hanno risposto in maniera contraria esiste in effetti una realtà complessa che negli anni è stato un peccato sminuire con banalità degne di chi ha preteso di spiegare tutto con la retorica, approssimazioni tipiche di una quinta elementare e termini come “no vax”.

Se l’obbligo vaccinale imposto da Mario (Targaryen) Draghi a suo tempo è stato imposto sulla base del presupposto ormai oggettivamente non più condivisibile per cui il vaccino avrebbe protetto contro l’infezione, perché annullare multe (il cui presupposto, ribadisco, si è rivelato inconsistente) viene giudicato come tipico di un fenomeno di mal costume nostrano?

L’atteggiamento con il quale per molto tempo si è raffigurato il cosiddetto “no vax” come il “furbetto” di turno non solo si è rivelato un atteggiamento squallido degno della propaganda di Joseph Goebbles ma altresì immaturo nel contesto di una democrazia come quella che pretendiamo di tutelare.

In parole diverse ma non per questo meno graffianti, la fallacia cognitiva con la quale si è tentato di raffigurare chi sceglieva di non vaccinarsi in modi estremamente negativi è appunto una fallacia cognitiva che non solo contraddice la verità ma altresì il carattere di una dimensione a parole “inclusiva”.

Insomma, se fosse vero che i cosiddetti “no vax” erano i “furbetti” o “gli analfabeti”, essendo stati essi una minoranza, l’Italia non farebbe i conti con l’elevato tasso di evasione fiscale e di analfabetismo funzionale con cui fa i conti ma si sa, essendo la strada che conduce all’inferno lastricata di buone intenzioni,  tentare di affrontare un fatto senza il pregiudizio dettato da media che fanno ormai marketing rimane difficile quanto conoscere sé stessi.

Da piccolo, io avevo l’abitudine di fare mio un pensiero altrui non già perché fosse facile ma perché dovevo ancora crescere e maturare; di conseguenza, di fronte al dilagare di pensieri prevedibili e appunto tipici di terzi, credo infine valga la pena domandare soprattutto ai giornalisti, ai politici, e a molti medici perché ritengano che la colpa sia sempre di chi non pensa come loro.

“Rebus sic stantibus”, se consideriamo le contraddizioni evidenti difese dal 2021 a oggi, credo valga inoltre la pena chiedersi se il calo della fiducia nei confronti delle Istituzioni non dipenda da contraddizioni che si pretende di continuare a evitare, così come il calo di aspettative e attenzione nei confronti della scienza che è stata presentata come unica risposta degna a tutti mali del mondo e quindi confusa (anche a causa di un pessimo linguaggio) con un dogma.

Infine, se consideriamo la semplicità con la quale si continua a sminuire lo studio della storia, credo valga infine la pena chiedersi perché non si riesca a imparare dalla stessa e si continui, pertanto, a non accettare che l’onestà intellettuale non premia l’ideologia e nemmeno, nei fatti, la scienza ma solo il vuoto ripetersi di frasi fatte e schemi inconcludenti.