“Adesso sono diventato morte, il distruttore di mondi”

In questa puntata parleremo di un uomo che recentemente ha fatto nuovamente discutere di sé, un uomo il cui talento è stato spesso oscurato dall’ombra di un’invenzione che ha cambiato la storia del nostro tempo: la bomba atomica.

Il noto fisico interpretato nel recente film di Christopher Nolan da Cillian Murphy, Julius Robert Oppenheimer è in effetti passato alla storia come “il padre della bomba atomica” ma Oppenheimer contribuì non poco anche allo sviluppo della meccanica quantistica.

Ma chi era Oppenheimer? L’uomo che nel 1946 confidò al Presidente Truman di vedere le sue mani  macchiate di sangue innocente, nacque a New York da un’agiata famiglia ebrea il 22 aprile del 1904.
Trascorse la fanciullezza nella città natale, vivendo in un grande appartamento con vista sul fiume Hudson, a diciassette anni prese la via di Harvard e qui le sue capacità vennero presto notate.
Inizialmente si rivolse alla chimica, ma poi si dedicò alla fisica sperimentale e trascorse un periodo presso i laboratori di P. W. Bridgman; quindi, si recò in Europa dove dapprima venne accolto da J.J. Thompson al Cavendish Laboratory e infine passò all’Università di Gottinga in Germania.
Il viaggio in Germania fu per il giovane studente l’occasione per rivoluzionare i propri interessi e di fatto, proprio in Germania incontrò uno dei più importanti fisici del primo Novecento, Max Born il quale, lo introdusse alla scoperta del mondo della fisica teorica, un mondo che stava vivendo uno dei momenti più entusiasmanti e rivoluzionari di tutto il Novecento proprio nel cuore dell’Europa, in Germania.
Ma di cosa parliamo, esattamente? E perché è importante tenere a mente il ruolo della Germania come paese all’avanguardia nel campo della ricerca fisica?

La rivoluzione in questione aveva già da almeno vent’anni cominciato a suggerire di concepire il mondo non più in termini di fisica classica ma in termini di fisica quantistica e di osservare di conseguenza lo stesso non sulla base del determinismo classico delle traiettorie ma sulla base della probabilità quantistica della funzione d’onda.

In altre parole, agli inizi del Ventesimo secolo, lo studio della struttura dell’atomo e dei suoi componenti segnò per la fisica un punto di svolta tale da costringere i ricercatori a capovolgere radicalmente gran parte delle certezze assolute sulle quasi si basavano i loro studi e lo stesso Oppenheimer contribuì non poco allo sviluppo delle ricerche interessate con uno progetto dedicato all’interpretazione degli spettri molecolari.
Certo, la meccanica quantistica era già in grado di dare una corretta interpretazione del fenomeno, sebbene piuttosto complicata e di difficile trattazione a causa delle interazioni tra nucleo ed elettroni assai complesse da formalizzare ma Oppenheimer intuì che il problema poteva essere reso più facile operando delle “approssimazioni”, ossia delle operazioni che nel 1927 furono addirittura applicate in collaborazione con Born ai moti vibrazionali e rotazionali dei nuclei.

Ma gli studi del giovane ricercatore non si fermarono alla teoria delle approssimazioni sugli spettri molecolari, cioè alla teoria di Born-Oppenheimer, (non a caso), e subito dopo, il giovane fisico americano contribuì a dimostrare come un campo elettrico debole poteva estrarre un elettrone dall’atomo al quale era vincolato.

In ogni caso, l’avventura europea di Oppenheimer terminò nel 1929, quando decise di tornare in patria e più precisamente, in California dove, al netto degli anni della Grande depressione del 1929, rivolse la propria attenzione ai problemi fondamentali della fisica teorica e verso quelle convinzioni politiche di sinistra le cui amicizie conseguenti avrebbero compromesso non poco la sua carriera.

Nonostante tutto, però, nonostante i dubbi che in molti nutrivano non a caso a proposito delle sue opinioni politiche vicine al socialismo, Robert Oppenheimer fu considerato agli inizi degli anni Quaranta meritevole di coordinare il “Progetto Manhattan”: un’operazione top secret attraverso la quale il governo degli Stati uniti d’America si propose di sviluppare per primo un ordigno atomico nel segreto di un contesto che Oppenheimer definì nel deserto di Los Alamos, in New Mexico.

Ma quali sono stati i presupposti teorici alla bomba?

Nel riflettere sulle implicazioni della bomba atomica nello sviluppo di una storia a noi molto vicina mi sono domandato quale fosse stato il presupposto teorico grazie al quale è stato possibile teorizzare e successivamente produrre un ordigno come quello in esame; in parole povere, nel cercare di comprendere perché ad un certo punto gli Alleati abbiano intuito la possibilità di sviluppare un arma, appunto, come quella atomica mi sono impegnato a ricercare i dettagli di quegli studi che hanno preceduto gli sforzi del gruppo di Oppenheimer e mi sono ritrovato a studiare con grande interesse il ruolo avuto dalla ricerca nella Germania degli anni ’30.

Come già indicato, la Germania nei primi decenni del Novecento, fu un paese all’avanguardia nel campo della ricerca fisica e questo aspetto, nonostante il nazismo costrinse molti ricercatori come Albert Einstein a fuggire a causa delle proprie origini ebraiche non impedì comunque al paese di continuare ad approfittare durante gli anni del conflitto delle innovazioni tecnologiche conseguite.

Effettivamente, se dopo la guerra il ruolo della Germania fu considerato meritevole di attenzione tanto da suggerire ai paesi alleati di cooptare i migliori scienziati sopravvissuti nei propri centri di ricerca, durante il conflitto, costrinse il governo degli Stati Uniti d’America a fare i conti con la concreta possibilità che la bomba atomica potesse essere seriamente sviluppata prima dalle forze dell’Asse.

Esiste però un momento, diciamo così, in cui si è effettivamente compreso che fosse possibile scindere l’atomo?

Tutto ebbe inizio, in un certo senso, nel 1938 quando Luis Alvarez, un giovane fisico che lavorava per Oppenheimer, lesse sul giornale che due chimici tedeschi, Otto Hahn e Fritz Strassmann erano riusciti a realizzare la fissione nucleare, cioè quella reazione che permette di spezzare un atomo usando un neutrone per produrre energia.

La scoperta, già attesa da tempo, si rivelò dirompente e nonostante le iniziali perplessità, una volta provato a replicare l’esperimento ci si rese conto subito che spezzare un atomo era in realtà possibile.

Oppenheimer si convinse di conseguenza subito che quella scoperta avrebbe potuto essere il primo passo verso la costruzione di una bomba e lo stesso Albert Einstein, l’anno seguente, scrisse al Presidente Franklin Delano Roosevelt per mettere in guardia il governo a proposito delle pericolose implicazioni della novità, novità che divenne sinistra realtà solo nel 1945.

Il progetto “Manhattan” si concluse infatti solo nel 1945 e nonostante la Germania venga sconfitta militarmente, sul campo, circa tre mesi prima del primo test atomico della storia, il test Trinity e nonostante gli Stati Uniti d’America siano prossimi alla vittoria anche nel Pacifico contro il Giappone, il 6 e il 9 agosto del 1945 bombardarono però le città di Hiroshima e Nagasaki con due bombe e costrinsero così l’imperatore a firmare la resa.

Sì, l’uso degli ordini atomici in questione contro dei cittadini innocenti accelerò brutalmente la fine del conflitto e cambiò per sempre la storia la quale, da quel momento in avanti fu costretta a confrontarsi con la minaccia di un conflitto atomico che tutt’ora è possibile e sebbene anche oggi si discuta a proposito della reale necessità in quei giorni di usare quell’arma il suo utilizzo contribuì a cambiare per sempre il senso dello scontro in termini mondiali.

L’Unione sovietica, si dotò in effetti a sua volta già dagli anni ‘50 di un arsenale atomico imponente che tutt’ora la Federazione russa possiede (malgrado le migliori intenzioni sia da parte americana che russa di procedere con il disarmo negli anni ’80) e ciò, cioè la presenza negli arsenali delle grandi potenze di armi atomiche dovrebbe tutt’ora costringerci a riflettere con non poca attenzione sul valore dei conflitti.

In conclusione, sebbene la ricerca in ambito atomico abbia contribuito anche allo sviluppo di una fonte di energia usata ampiamente in paesi anche a noi molto vicini, come la Francia e sebbene la ricerca continui a progredire con successo anche nella direzione della fusione nucleare, le figure di chi, come Oppenheimer partecipò al progetto “Manhattan” sono state però inevitabilmente associate all’uso della bomba in Giappone nell’estate del 1945.

Non è facile maturare un giudizio storico sul ruolo di Oppenheimer, tantomeno se consideriamo il fatto che la bomba atomica era un oggetto teorizzato in Germania e virtualmente realizzabile anche dai nazisti; di conseguenza, vale la pena continuare a guardare alla figura del celebre fisico con lo sguardo critico di chi, come ha fatto il regista Christopher Nolan, sa di trovarsi di fronte un personaggio che trascende le facili interpretazioni e si pone infine di fronte alla storia come un Prometeo dell’era atomica: un perfetto esempio di ciò che è la luce secondo la fisica quantistica, un fenomeno per noi ambiguo, sia ondulatorio che corpuscolare, a metà tra due realtà e definibile, contemporaneamente, proprio grazie a due realtà solo apparentemente contradditorie.