Consistere con Italo Calvino e Beppe Fenoglio: una lezione di fedeltà (e coerenza)

Ho terminato “Consistere”, l’ultima fatica di Andrea Pagani, in meno di due giorni e non sono orgoglioso della mia precipitosità soprattutto perché essa, mio malgrado, mi ha costretto tutt’a un tratto a fare i conti con lo scambio di battute che ha luogo tra Italo Calvino e Beppe Fenoglio al termine del capitolo12:

“<<Grazie. Ma è la solita fatica nera, ogni volta, per dare un senso di spontaneità>>.

Calvino stringe le labbra.

La mascella diventa più gonfia e rotonda.

Indugia.

Fa vagare lo sguardo in cielo in direzione di una nuvola grigia.

Sta per dire a Fenoglio che sì, amico mio, è così anche per me, la fatica nera di trovare la parola esatta per contrastare l’insipida piattezza di una lingua logorata.

Poi, chissà perché, si trattiene.

Lascia che sia il silenzio a rispondere all’amico.” 

Non so di preciso quanto tempo il mio amico Andrea abbia dedicato alla scrittura del romanzo “Consistere” ma non credo abbia dedicato poco tempo alla ricerca che ha permesso la realizzazione di un’opera ben riuscita, un’opera che, come presto scopriremo, non vede protagonisti solo Italo Calvino e Beppe Fenoglio.

Di conseguenza, il pensiero che un’opera pazientemente “cucita” possa essere affrontata in tempi ben più brevi di quanto sia possibile realizzarla mi ha ricordato quanto insondabile sia il concetto di tempo e come esso scorra diversamente a seconda del ruolo deciso.

La “solita fatica nera” che Fenoglio descrive non è in effetti nuova a chi scrive ed è credo nel suo più autentico significato che l’esperienza di un autore troppo spesso dimenticato trova senso.

Tuttavia, non è nel ruolo di Fenoglio che ha inizio “Consistere” bensì, mia sia concesso, a Roccamare nel 1985, dove Pietro Citati e Italo Calvino affrontano la pineta della Maremma toscana, la letteratura e i ricordi, cioè proprio in un attimo tipico di un tempo apparentemente concluso.

Ed è proprio l’autore di “Marcovaldo”, in particolare, a porsi al centro dell’abile ricostruzione proposta: una ricostruzione della storia letteraria e umana di Beppe Fenoglio, appunto, il quale per Italo Calvino non è stato solo un buon amico ma anche il miglior rappresentante del principio di “Consistency”.

Ma cosa significa, esattamente, “Consistere”? E soprattutto: quale ruolo una parola più che dirompente ha tutt’ora oggi, nel mondo della letteratura?

Se non possiamo prescindere dagli apparenti paradossi che il tempo ci costringe ad osservare, non è altrettanto possibile credere che di fronte allo stesso si possa restare inermi.

Di conseguenza, prima della grande amicizia tra gli autori, l’essenza della parola “Consistere” (“Consistency”) ci consiglia di osservare lì dove oggi non guardiamo più, ossia al cuore della consistenza che un autore come Fenoglio ha raccontato.

La parola “Consistere”, però, esattamente come il romanzo omonimo non si limitano a condividere l’idea che sia esistita, da qualche parte, appunto, una “consistenza” poiché il termine stesso e il romanzo sono realtà moderne, le quali prescindono dal passato descritto e si proiettano nel nostro oggi con decisione e oserei “consistenza”, (nonostante le più che apprezzate atmosfere intime e liriche dell’opera).

La domanda che prima o poi ogni scrittore è destinato a porsi a proposito del suo ruolo (e del ruolo che ha la scrittura nel mondo) è infatti una domanda che sono felice di aver affrontato proprio con Andrea Pagani in più di un’occasione e sono lieto di osservare come la “Consistency” possa rispondere concretamente (ma non definitivamente, per fortuna) alla necessità di restituire prestigio alla scrittura, alla lettura e soprattutto allo studio della letteratura.

La verità, però, che né qui e né altrove ha senso dimenticare è che nell’opporsi alla retorica con la concretezza, Fenoglio seppe non solo quindi rispondere con puntualità ma riuscì altresì ad interpretare correttamente il ruolo di scrittore impegnato e a ricordarci quanto difficile (ma necessario) sia restare fedeli all’intrinseca coerenza del proprio “io”: un “io” che prescinde da un passato non ancora troppo lontano da noi ma che si erge tutt’ora con risolutezza per ammonirci contro la seduzione di risposte talvolta fin troppo semplici.

In conclusione, credo di buon grado che tra i protagonisti di un viaggio purtroppo breve si possa incontrare, come accennato, non solo Italo Calvino e Beppe Fenoglio ma anche il legame indissolubile tra “Consistency” e responsabilità in società e, sebbene possa sembrare strano, anche il nostro riflesso di fronte alla necessità di scegliere come meglio spendere quel poco di tempo che ci viene concesso…