Un tempo piccolo piccolo e non poco contradditorio

Il 26 gennaio del 2017, il televirologo Roberto Burioni disse: “Chi non sa di cosa parla stia zitto”.

La nota virostar, nel riferirsi in quell’occasione a chi esprimeva un’opinione a proposito di vaccini, espresse un concetto di per sé condivisibile ma che tuttavia merita di essere approfondito con maggiore attenzione.

Come già ribadito in altre occasioni, una persona che sa ciò che dice perché non solo ha studiato ma può inoltre argomentare le proprie opinioni sulla base di dati oggettivi non ha motivo di temere “l’uomo della strada”, cioè colui che non ha studiato o ha studiato altro, anzi: la persona che sa, al contrario di Roberto Burioni, proprio in virtù delle proprie esperienze dovrebbe condividere le proprie conoscenze con il prossimo con umiltà e rispetto senza timore o, purtroppo, arroganza.

Pur ammettendo quindi la bontà della frase “Chi non sa di cosa parla stia zitto” perché Roberto Burioni ha dato prova di un livore terribile nei confronti di chi non è un virologo ma si è posto comunque delle domande? E pur ammettendo nuovamente la bontà della frase “Chi non sa di cosa parla stia zitto” perché Roberto Burioni ha spesso condiviso delle opinioni a proposito di politica interna, politica estera e tennis?

Dopo essersi chiesto perché Novak Djokovic si stesse rovinando la carriera nel gennaio 2022, il celebre tennista ha vinto Wimbledon e gli ATP Finals e nonostante domenica 16 luglio 2023 abbia perso in finale a Wimbledon contro il giovane Alcaraz ha dimostrato di essere ancora un grande campione per cui, domandarsi perché, il signor “Chi non sa di cosa parla stia zitto” abbia scritto di tennis e dopo la sconfitta di Novak Djokovic abbia scritto che “ha il tifo contro” è a dir poco interessante perché dice molto non solo del dottor Roberto ma anche del nostro presente: un presente contradditorio e rancoroso.

Di Novak Djokovic che ha scelto di non vaccinarsi è stato scritto tutto il contrario di tutto ma in pochi hanno saputo comprendere, purtroppo, la ratio del gioco a cui si è prestato Roberto Burioni: un gioco che strumentalizzando il tema vaccino ha creato delle nuove fazioni e diviso le persone senza un motivo preciso.

Tutto sommato, a chi hanno fatto male, in effetti, i cosiddetti “no vax” dal momento che dopo pochi mesi dalle somministrazioni dei vaccini anti Covid-19 le statistiche hanno dimostrato che anche i vaccinati potevano contrarre il virus e trasmetterlo?

A prescindere dall’ideologia che è stata fatta, spesso e volentieri in nome, non, della scienza ma dello scientismo chi ha avuto il coraggio di ammettere che molti dei cosiddetti “no vax” erano esseri umani che non potevano sottoporsi al vaccino o che hanno subìto dei danni in seguito alla somministrazione dello stesso?

Piuttosto che leggere un commento a proposito di Novak Djokovic, da Roberto Burioni (il signor “Chi non sa di cosa parla stia zitto”) oggi mi sarei aspettato piuttosto un commento a proposito del fatto che Parigi ha annunciato che risarcirà i danni conclamati dovuti alla somministrazione dei vaccini anti Covid-19 ma tant’è…Roberto Burioni di Parigi non ha scritto e io, ça va sans dire, non mi sono sorpreso.

Tuttavia, la notizia più divertente che il presente mi ha costretto a ingoiare domenica 16 luglio 2023 non aveva come protagonista Roberto Burioni o il suo ego ma Biancaneve che nel prossimo film non sarà in compagnia né dei sette nani né del Principe azzurro perché i nani potrebbero offendere i diversamente alti e il Principe azzurro osannare un patriarcato ormai da lapidare in qualsiasi occasione.

Ora, scrivere del perché il politicamente corretto sia un modo attraverso cui continuare a prendere in giro una quotidianità ossessionata dalla forma sarebbe troppo facile, ecco perché, essendo io una persona non vaccinata, desidero piuttosto domandare cosa facessero i paladini del politicamente corretto quando Roberto Burioni mi definì “sorcio” o Antonello De Pero propose un “marchio per i non vaccinati”.

Allo stesso modo, siccome sarebbe troppo facile ribadire che superato il bias attraverso cui si è convinta la popolazione che esistono i “buoni” e i “cattivi” esclusivamente sulla base di ciò che fanno del proprio corpo, desidero domandare cosa facessero i paladini del politicamente corretto quando con uno strumento privo di validità scientifica e fondamento costituzionale (il cosiddetto “Green pass”) si è imposta in maniera coercitiva la vaccinazione.

Siamo o non siamo, in conclusione, un tempo contradditorio? Un tempo (quasi) senza forma, un tempo ossessionato dalle etichette e succube delle frasi fatte? Un tempo incapace di creare, un tempo che ha paura della fantasia, del pensiero critico e che perciò si aggrappa disperatamente all’idea di “buona amministrazione”?

Siamo o non siamo un tempo che si nega? Un tempo che rifugge da sé stesso e dimentica le basi sulle quali è nato?

Siamo o non siamo un tempo perso? Un tempo che ha confuso il dogma con la ricerca e che trema di fronte all’ineluttabile perché incapace di accogliere ciò che non trova spazio nei confini dell’ovvio? Siamo o non siamo un tempo che vive nel terrore di perdere e che così facendo (si) perde ugualmente (in un tweet)?

P.S. Novak Djokovic, il tennista che ha “tutto il tifo contro” ha perso contro un astro nascente ben più giovane di lui il quale ha omaggiato il suo avversario con le seguenti parole: “Complimenti a te, Novak, mi ispiri tanto, quando io sono nato tu già vincevi tornei. I tuoi trentasei anni sono come ventisei, talmente sei in forma.”.