“Il corpo è mio e decido (sempre) io”
Mi vanto di essere una “cattiva persona”, un liberale, un’anticonformista e, in un’ultima analisi, un convinto sostenitore dell’autodeterminazione degli individui.
Sebbene riconosca sia difficile prendere una posizione “sic et simpliciter” quando si discute di fine vita e aborto, sono altresì favorevole all’interruzione spontanea della gravidanza e all’eutanasia.
Sono una “cattiva persona” e un liberale, come potrei, pertanto, dichiararmi contrario al principio dell’“habeas corpus”? Come potrei rinnegare il diritto dell’individuo di autodeterminarsi?
Certo, ci tengo a ribadire quanto sia difficile liquidare tematiche come quelle appena citate con poche parole, ma sono una “cattiva persona” e un liberale e a differenza di chi ama ritenersi tale solo all’occorrenza, io difendo il diritto di autodeterminazione del singolo anche (e soprattutto) la domenica.
L’indignazione che ha tuttavia suscitato la decisione della Corte suprema degli Stati Uniti d’America di porre fine alle garanzie costituzionali in materia di aborto mi hanno stupito e non perché io non le condivida, anzi, ma perché mi sarei aspettato una simile indignazione anche quando alcuni stati “liberi” hanno ricattato i propri cittadini imponendo loro, “de facto”, un farmaco a dir poco sperimentale.
Sarò sincero: la notizia non mi sorprende, né mi conforta.
Vero: la scienza può commettere errori ma ciò non sembrava possibile un anno fa quando un atteggiamento fideistico ha imposto di “credere” alla stessa senza se e senza ma pena l’esclusione sociale e la delegittimazione.
Sarebbero opportune, non dico delle scuse, ma sicuramente dei chiarimenti e non da ultimo sarebbe opportuno, in ultima analisi, un cambio di passo da parte della narrazione mainstream.
Se prima il vaccino limitava il rischio di ricovero in terapia intensiva, oggi la terapia intensiva si può aprire a prescindere dal vaccino. Tutto questo, non significa che tutto è stato sbagliato ma che dovremmo comunque porre fine, adesso, all’ostracismo verso chi, non solo ha detto, giustamente “il corpo è mio e decido io” ma anche verso chi a prescindere dalla vaccinazione ha capito quanto sia pericoloso uno stato democratico che limita i propri cittadini senza nessuna motivazione scientifica.
A riprova del fatto che non invento “bufale”, citerò una storia realmente accaduta: una persona che conosco molto bene ha rifiutato il vaccino poiché fortemente convinta che a causa di una condizione genetica ereditaria potesse incorrere in effetti collaterali sgraditi.
Nonostante gli insulti ricevuti, un anno dopo l’inizio della campagna vaccinale l’EMA ha dichiarato che la condizione del soggetto che racconto avrebbe, in effetti, potuto aumentare considerevolmente il rischio di reazione avverse in caso di vaccinazione.
Ora, se il protagonista del nostro racconto si fosse “fidato della scienza”, avrebbe ricevuto un risarcimento? Una medaglia? Quanti, come lui, hanno ricevuto in cambio della loro “lealtà” tagli alla sanità e reazioni avverse che si sarebbero potute evitare?
Il “vulnus” aperto nella nostra civiltà è profondo e continua ad aprirsi giorno dopo giorno e la retorica, come già ampiamente ribadito, non ci salverà.
In conclusione, per vincere gli eccessi e le contraddizioni che stanno erodendo le nostre società, è opportuno tornare a pensare meglio e ad osservare la realtà con un sano spirito critico che spesso e volentieri, chi dovrebbe dare il buon esempio offende indirettamente.
Medesimo discorso si può fare a sostegno di ciò che abbiamo conquistato attraverso decenni di lotte: i diritti non sono assoluti, sì essi devono essere sostenuti da un ampio ventaglio di ragionevoli doveri ma attenzione a dare ogni cosa per scontata: la storia insegna che nessuna vittoria, infatti, è scontata.
Battersi per il diritto di abortire è sacrosanto, quanto battersi per il diritto di poter mettere al mondo un figlio serenamente: lo si ricordi quando lo Stato, presto o tardi, tenterà di nuovo di dividerci e subordinare le nostre azioni quotidiane ad una scelta specifica.