Fenomenologia del complotto (un anno dopo)…

Le parole sono importanti perché è nelle parole, infatti, che l’essere umano si definisce e definisce il prossimo.

Dopo un anno dalla pubblicazione del contributo “Fenomenologia del complotto”, torno quindi sull’argomento per precisare e aggiungere…

Scrissi non poco sulle motivazioni psicologiche e sociali che influenzano la convinzione che possa esistere un complotto, scrissi della SPECTRE e di cosa aveva significato, nella storia, l’importanza del capro espiatorio…ma, una grande novità ha nel frattempo sconvolto il presente e quella fondamentale condizione per l’esistenza del complotto ha nel frattempo determinato un dibattito che con l’occulto dovrebbe avere poco, o nulla, a che fare.

Mi spiego meglio: assunto che in un complotto si crede, possiamo ammettere senza troppi imbarazzi che in un mondo in cui si crede nella scienza si creda a troppe cose?

Mi spiego ancora meglio: si può credere nella scienza?

Ossia in qualcosa che non ammette prese di posizione basate sulla fede?

La distinzione fondamentale tra teorie scientifiche e teorie pseudoscientifiche è che mentre le prime si presterebbero ad essere falsificabili da principio in virtù della loro formulazione chiara, esplicita, particolareggiata e non fraintendibile, le seconde sarebbero non falsificabili di principio poiché poco chiare.

Se quindi una teoria del complotto si basa su una struttura poco chiara, cosa distingue la stessa da un’opinione non scientifica ma che si pretende sia tale?

Se quindi un sostenitore della teoria del complotto fonda le proprie convinzioni su qualcosa di solo apparentemente logico, cosa distingue costui da chi ritiene che la scienza possa essere una soluzione ma non sa e non vuole capire i presupposti della teoria che sta abbracciando?

Un filo rosso e molto sottile collega in conclusione due persone solo apparentemente diverse e forse non è neppure così strano…

In conclusione al contributo “Fenomenologia del complotto” scrissi: “In gioco non c’è la poltrona per chi guiderà la SPECTRE nel 2021 ma il senso della nostra democrazia per i prossimi decenni e badate bene, non scrivo questo perché un organismo sovranazionale e segreto abbia ordito un complotto, ma perché, come già ribadito, se un cittadino non è libero dalla paura non sarà mai un vero cittadino nell’adempimento dei propri doveri civici.” 

Non è quindi possibile intuire una paura comune? Una paura (comprensibile) ma indispensabile ad un potere che per natura non ammette critiche?

Forse.

Scrissi inoltre di “fiducia” e nello specifico di fiducia nella logica e di fiducia in un completo progetto di ristrutturazione dell’educazione nelle scuole non perché logica o progetti di rifondazione si dovessero fondare sulla fede, ma su una fiducia che potesse dare sostegno ad una consapevolezza già nota.

Il tema, in conclusione, è che sì, un complotto non può esistere se prima o poi non si manifesta ma si può catalogare come “complotto” anche un progetto politico?

Dipende. Dipende dal contesto.

Talvolta, l’incoraggiamento al complotto (e alla teoria dello stesso) può essere una scusa per dividere? In parte sì. Ecco perché non abbiamo bisogno di riporre una fiducia di natura fideistica in qualcosa che con la fede non c’entra nulla. Ecco perché dobbiamo avere aspettative nella scienza e ripudiare ogni forma di convinzione dogmatica. Ecco perché, in definitiva, la fiducia deve essere semplicemente conferma di qualcosa che in realtà già conosciamo.

Dopotutto: “In gioco non c’è la poltrona per chi guiderà la SPECTRE nel 2022 ma il senso della nostra democrazia per i prossimi decenni e badate bene, non scrivo questo perché un organismo sovranazionale e segreto abbia ordito un complotto, ma perché, come già ribadito, se un cittadino non è libero dalla paura non sarà mai un vero cittadino nell’adempimento dei propri doveri civici.”