Il senso nudo delle cose

In Italia è stato vaccinato in modo “completo” il 73% della popolazione over 12.

Non possiamo quindi affermare che il “Bel paese” non stia portando avanti con successo la campagna vaccinale di massa contro il Covid-19, anzi!

Ciononostante, la “politica” e l’Esecutivo annunciano nuove strette per vietare ogni manifestazione contro il “lascia passare verde”.

Dunque: dritti verso la meta! Già: ma quale meta?

Nella mente dell’italiano medio, apparentemente potrebbe sembrare normale: “chi manifesta contro il “lascia passare verde” manifesta contro la libertà”, ma è davvero così? Siamo sicuri che il problema non sia leggermente più complicato?

Dopo diverse manifestazioni svoltesi in tante città d’Italia, i Comuni hanno deciso di adottare la linea dura contro queste manifestazioni, in alcuni casi vietandole, in altri, limitandole. Non è quindi una novità che la lotta contro la pandemia giustifichi le scelte molto forti che la “politica” sta adottando.

Ormai, non esiste più nessun confronto e soprattutto non esiste più nessun margine per aprire un fronte di dialogo. Esiste la pandemia, quindi tutto ciò che apparentemente rema contro la soluzione del Governo è “pericolosa”.

Denunciare le contraddizioni, le mezze verità, i limiti giuridici non è davvero più possibile e non lo scrivo io tremando all’idea che esista una presunta “dittatura sanitaria”, lo dicono i fatti.

Al di là dei fatti però, c’è una verità: c’è il senso nudo delle cose ed esso non viene mai preso in esame.

Sopra di esso, un riflesso sbiadito ci suggerisce costantemente di avere paura e soprattutto ci spinge ad avere paura di ciò che è diverso. Questo riflesso, non nasce nel 2021. Anzi. Ma nel 2021 ha raggiunto livelli parossistici e pericolosi.

Un esempio: vi ricordate quando il giornalista Alan Friedman definì “bifolchi” gli elettori di Trump? Quell’episodio fu, a mio modesto parere, un episodio sintomatico della terribile deriva che l’Occidente sta intraprendendo: una deriva classista e, neo-razzista.

L’appellativo “bifolchi” significò implicitamente dire “chi vota Trump è un ignorante e non sa cosa fa”.

Ma il fatto è che mentre oggi, giustamente ci si indigna per fenomeni di razzismo nei confronti di chi ha un’origine etnica diversa, si perdona troppo facilmente un’affermazione classista che pretende di stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato in termini assoluti e per tutti.

La verità è che il senso nudo delle cose continuerà a sfuggirci fino a quando accetteremo di limitare le nostre vedute.

Gli elettori di Trump, una volta votavano per i democratici e per i democratici è stato difficile riconquistarli perché su argomenti concreti come la delocalizzazione non è facile dare risposte.

Si, si può guardare gli operai e dire loro “di andare a fare app e videogiochi” come fece Hillary Clinton nel 2016 ma per un operaio di 50 anni che ha un mutuo da pagare può essere una soluzione decisiva?

Stesso discorso vale per gli atteggiamenti risolutivi di molti politici e di molti giornalisti nei confronti dei portuali di Trieste: nonostante le divergenze, cosa può permettere ad un essere umano (soprattutto quando questo ricopre incarichi pubblici) di ridere di fronte alla semplicità di un modesto lavoratore?

Dunque, “il lascia passare verde” potrà essere un “compromesso” va bene, ma siamo sicuri che criticarlo renda “inferiori”? A queste condizioni, dunque, l’uomo che vidi in un bar giocare alle slot machine alle 8 di mattina sarebbe “migliore” del professor Cacciari, giusto? Ma cosa e chi stabilisce che un uomo malato di ludopatia è “più utile” di un professore di filosofia?

Attualmente, l’espressione di un’opinione non accettata dal mainstream non appare praticabile senza ritorsioni, minacce o pubbliche gogne mediatiche: una voce dissonante viene infatti inevitabilmente bollata come “fake news” o complottismo, immediatamente aggredita e processata non attraverso seri e più che leciti dibattiti ma attraverso un ostracismo radicale a prescindere dal sistema mediatico e non; negando ogni forma di dubbio o di pensiero alternativo, a costo della menzogna o della delegittimazione personale, si può ancora immaginare di difendere l’art. 21 della Costituzione?

In un sistema democratico e garantito da una Costituzione,  nessuno dovrebbe imporre come e dove attingere le informazioni, nessuno dovrebbe trattare di fatto il destinatario come un infante ingenuo e non in grado di intendere e di discernere.

La risultante è un’informazione monocolore, che incoraggia un’uniformità di pensiero attraverso la paura e impoverisce di conseguenza la ricchezza e l’evoluzione della cultura.

Nel rivendicare il diritto di ogni cittadino a poter ascoltare le differenti opinioni per poterle approfondire non c’è niente di pericoloso o anti-scientifico. Anzi.

Nel chiedere se non ci sia una contraddizione quando pur di salvare l’economia si nega una manifestazione non c’è niente di incivile. Anzi.

Economia e dissenso sono due aspetti della stessa società e guai a immaginare un mondo dove prevalga un solo aspetto!

Non a caso, la Costituzione tutela sia il diritto di espressione che l’iniziativa economica privata…

Certo, in entrambi i casi il diritto pone dei limiti ma dei limiti che mai e ribadisco mai, escludono in maniera categorica un diritto a vantaggio di un altro.

P.S. Quando ho usato le virgolette, non ho commesso alcun errore: oggi, infatti, la politica non esiste praticamente più per cui non credo di essere in errore quando denuncio la sua inconsistenza per mezzo di un paio di virgolette. Stesso discorso vale per il Bel paese che appunto fu “Bel paese” e per  la copertura vaccinale di chi ha ricevuto solo due dosi: grazie, ma sapevo che ne sarebbe servita una terza già a giugno.