Io sono Nessuno

“Chi ti ha accecato?”. “Nessuno mi ha accecato”. Anche in tempi di facile disattenzione, bisogna continuare a ricordare la frase con cui Ulisse ingannò Polifemo.

Perché? E’ presto spiegato…

Essere mostruoso con un solo occhio al centro della fronte: Polifemo era “il diverso” il “non greco”, in una parola “il barbaro”.

Chiese a Ulisse, suo prigioniero: “Chi sei? Come ti chiami?” e Ulisse rispose: “Nessuno”.

Così, grazie a questa risposta, Ulisse riuscì a fuggire perché il ciclope non riuscì a dire ai suoi compagni chi lo avesse accecato: “Nessuno mi ha accecato”.

Sarebbe un po’ poco, da parte di Omero, inventare queste frasi per confermare la nota astuzia di Ulisse.

C’è infatti dell’altro…C’è infatti qualcosa di ben più profondo (e terribile).

Viviamo nel ventunesimo secolo, un secolo che vede la tecnica superare ampiamente le capacità dell’uomo di gestire la stessa, viviamo nel secolo “brevissimo” dopo la parola “brevissimo” è già storia…

Viviamo la “migliore delle epoche” e allo stesso momento “la peggiore delle epoche”: nonostante il benessere siamo infatti le persone più depresse e sole della storia.

Vedo i ristoranti pieni di persone che non condividono niente, vedo i loro volti affannarsi disperatamente per tentare di riempire un vuoto che non sanno comprendere e oltre la finzione del loro disperato cercare, capisco quando tentano in ogni modo di aggrapparsi a fragili certezze pur di non affrontare la realtà…

Già, perché la realtà è difficile da affrontare…e sinceramente, credo che continuare ad affrontarla con divisioni radicali non serva a nulla.

Tra Si-vax, Ni-vax, No-vax, Si- Green pass e No-Green pass c’è qualcosa di molto più terribile e sofisticato che l’essere umano normale, nella sua pigrizia, non può ancora capire (nonostante le ricchezze culturali del presente): l’individuo che pensa.

Esso supera le divisioni, le tribù, le diatribe…esso non cerca gruppi, conferme o negazioni. Esso pensa. Punto. Non giudica, non critica. Non lascia che il delirio ossessioni e condizioni la sua esistenza.

Esso vive. Punto.

Il mondo in affanno lo guarda. Lo reputa un ignavo ma non si accorge che i veri ignavi sono coloro che puntano il dito, cioè sono coloro che rivendicano fieramente l’appartenenza ad un mondo ricco di contraddizioni! Un mondo dove il sapere è inutile perché, è ovvio, basta (solo) il profitto.

Polifemo, bipede, mostro e uomo (come noi): Ulisse lo guarda, lo disprezza e lo inganna. E’ un uomo. Un uomo come lui. Si! Ma che tipo di uomo?

Ulisse è sgomento: se anche questo è uomo, allora io, uomo a mia volta, non ho (più) nome.

Io sono nulla, Io mi chiamo nessuno.

Di fronte alla mostruosità dell’uomo, al violento, all’irragionevole…  io non sono più sicuro di avere un nome, in quanto uomo: se l’uomo è anche quello, vacillo e in quel momento, per fortuna non eterno, io accetto realmente di essere nessuno.

E menomale, forse.

Io, chi sono per ergermi a censore della moralità altrui? Io sono nessuno. Io mi chiamo Nessuno.

La solitudine cresce in tutto il mondo: il 55% degli italiani dichiara di sentirsi solo, in Giappone ben 45.000 mila persone sono morte sole nel 2020 e nel Regno Unito è stato creato il Ministero della Solitudine.

In una società in cui abbiamo sempre più connessioni virtuali, il senso di abbandono e la mancanza di una vera rete sociale sono un problema reale e comune. Colpisce tutti. Giovani e meno giovani. Indiscriminatamente.

Il senso della storia (e dell’esistenza) ci scivola dunque addosso come l’acqua, non lascia tracce né odori e il senso dei fatti si perde in conclusione tra le parole di quei pochi che ancora vogliono ragionare.

Il punto è che “mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all’affermazione della verità…”

Ne consegue che oltre le barricate, essere Nessuno diventa un reale motivo di vanto.

Io, sono dunque Nessuno. Chiamatemi così ma non dimenticate la maiuscola! Non sono nessuno, non solo qualcosa di anonimo e di astratto che riempie il tempo di superstizioni e convinzioni altrui, no: io sono Nessuno. Io non sono come il mostro senza memoria e mente che si decide di rappresentare quando lo spazio vuoto avanza.