Due righe sul caso di Stefano Puzzer

Ok, chi ha manifestato a Novara con divise e pettorine che ricordavano i deportati nei lager nazisti, ha esagerato.

Ma Stefano Puzzer?

Stefano Puzzer è il leader del movimento dei portuali triestini che ha detto “no” al “lascia passare verde”, è un uomo semplice, modesto e sicuramente pacifico.

Mi è capitato spesso di ascoltarlo e vi posso garantire di non aver mai scorto una parola di odio nei suoi discorsi, anzi…

Nella giornata di ieri, si è recato a Roma e ha allestito un banchetto in piazza del Popolo per confermare la sua apertura verso le Istituzioni. Ciononostante, la Questura della Capitale (la stessa che, vi ricordo, ha tollerato un evento non organizzato l’11 luglio quando la nazionale di calcio ha vinto l’Europeo), ha emesso un foglio di via e intimato il signor Puzzer di rientrare a Trieste entro le 21 del 3 novembre.  In caso di violazione – viene spiegato – commetterà un nuovo reato, (nello specifico, verrà denunciato alla Procura per manifestazione non preavvisata).

Ora, a prescindere dalle opinioni sul “lascia passare verde” ci sono due temi, (anzi tre) che meriterebbero un serio approfondimento.

Innanzitutto, il dileggio (gratuito) perpetuato ai danni del Puzzer: sorprende (e amareggia) non poco vedere infatti giornalisti e personalità politiche insultare il manifestante per il suo cognome e i suoi modi modesti.

In secondo luogo, l’evidente disparità di trattamento ricevuta rispetto a casi non troppo lontani nel tempo: quando Castellino guidò l’assalto alla sede della CIGL non fu fermato per evitare ulteriori contrasti…Castellino, tuttavia, già era stato sanzionato e di conseguenza non avrebbe dovuto neppure partecipare ad una manifestazione per cui, la domanda sorge spontanea: perché lo Stato tollera Castellino ma usa il pugno duro contro un manifestante pacifico?

In terzo luogo, il mancato confronto: perché l’Esecutivo rifiuta il dialogo?

Non essendo membro del Parlamento, Draghi non darebbe un messaggio positivo affrontando il leader di un movimento di protesta? Viviamo pur sempre in una democrazia, no?

Nel merito: chi dice che il diritto alla salute prevale sul diritto a manifestare?

Se così fosse, basterebbe che il Governo sostituisse un’emergenza con un’altra per limitare a vita le libertà costituzionali, ma è possibile? No. E non è un caso, infatti, che i Padri costituenti rubricarono le principali libertà fondamentali dall’art. 13 al 21 e il diritto alla salute al 32.

Il concetto è che non può esistere il diritto alla salute senza la libertà (ricordo che neanche durante gli “anni di piombo” si arrivò a questi estremi…)

In conclusione, a prescindere dall’opinione personale sull’efficacia del “lascia passare verde”, credo ci si debba interrogare seriamente sulle condizioni di salute del nostro stato di diritto, (stato di diritto che, ricordo, già prima del 2020 veniva criticato per ambiguità e fallacie quando si affrontavano tematiche come quella della certezza della pena e della chiarezza normativa…)

P.S. Ne approfitto per ricordare che denunciare criticità non significa essere necessariamente “no-qualcosa”, tenetelo bene a mente: non servono dunque sinapsi adeguate per capire che criticare significa vivere pienamente i valori di una società liberal-democratica.