Richard Branson e la Virgin: una storia di successo, uno stile inconfondibile

Molti di noi conoscono e frequentano abitualmente una palestra “Virgin Active”, ma pochi conoscono la straordinaria storia di Richard Branson, ideatore del marchio Virgin.

Richard Charles Nicholas Branson, meglio noto soltanto come Richard Branson, nasce a Shamley Green, nel Surrey, Regno Unito, il 18 luglio. Noto per aver fondato una delle etichette discografiche più importanti della storia della musica contemporanea, la Virgin Records, azienda che ha scoperto alcune delle band più famose della storia della musica (si pensi ai Genesis, ai Sex Pistols o ai Rolling Stones).

Richard Branson è originario di una famiglia della middle class britannica, la sua carriera scolastica, non è di certo brillante. E’ noto il suo fallimento in alcune materie e, soprattutto, ai test di intelligenza scolastici. A queste prove per lui mortificanti fanno però da contraltare alcuni interessi extrascolastici nei confronti dei quali rivolge una precoce attenzione fin dall’adolescenza: quando studiava allo Stowe College fondò infatti il magazine “Student”, poco più di un giornalino scolastico, con un target rivolto principalmente agli studenti, appunto, e alla comunità nella quale si trovava l’istituto. È proprio in questo periodo che il preside della scuola, stando ai racconti di Richard Branson, a colloquio con i suoi genitori avrebbe parlato del loro figlio in termini quasi profetici, con una frase tra le più citate nella sua biografia: “questo ragazzo o finisce in galera o diventa milionario“.

Il giornale nell’arco di poco tempo, comincia ad uscire dall’ambito esclusivamente locale.

Richard Branson chiese quindi un piccolo finanziamento a sua madre, che entrò di fatto nella gestione delle finanze del giornale con una quota pari a 4 pounds. Forte del piccolo ma importante investimento, il giovane editore, insieme coi suoi fedeli sodali, iniziò a intervistare rockstar e parlamentari, attirando sulla propria carta anche sponsorizzazioni importanti.

Bei tempi.

Ben presto, il livello amatoriale lasciò il passo al vero e proprio successo editoriale. L’interesse principale dell’intraprendente imprenditore restava però sempre la musica. Così, poco dopo aver concluso gli studi, decise insieme ai suoi soci di prendere in gestione un magazzino situato al piano superiore di un negozio di scarpe. L’idea di fondo era quella di farne un negozio di dischi a buon mercato. Il progetto funzionò anche (soprattutto) grazie alla concessione del proprietario dell’immobile, convinto a rinunciare ai propri interessi sull’affitto.

Il negozio fu chiamato “Virgin”, nome destinato ad entrare nella storia. Fu battezzato così per il fatto che tutti i soci erano assolutamente inesperti nel campo dell’imprenditoria vera e propria.

Le leggende sull’origine del nome a dire il vero sono numerose ma questa è di sicuro la più accreditata.

Nel 1970, quando Richard Branson ha appena vent’anni, l’azienda Virgin si lancia nella vendita tramite servizio di posta, concentrandosi sui dischi e sui nastri cassetta.

Due anni dopo, gli stessi soci prendono un sottoscala dell’Oxfordshire e lo trasformano nella prima sede storica della Virgin Records, che diventa un vero e proprio studio musicale, trasformandosi in etichetta discografica a tutti gli effetti.

Tra i fondatori ufficiali, oltre a Richard Branson, c’è anche Nik Powell nel 1972. Quanto al logo dell’azienda, ormai storico, stando ai racconti più accreditati sarebbe stato ricavato da uno schizzo fatto da parte di un disegnatore su un foglietto di carta.

Qualche mese dopo la fondazione della casa discografica, arriva anche il primo contratto. Mike Oldfield realizza il suo album di esordio, datato 1973: “Tubular Bells”. Il disco vende circa cinque milioni di copie e segna l’inizio del grande successo della Virgin Records.

Da lì a pochi anni, le band e gli artisti che la Virgin mette sotto contratto aumentano in modo esponenziale, con nomi di rilievo del panorama musicale contemporaneo: dai Sex Pistols di Sis Vicious, icona del punk inglese, sino ai Culture Club e ai Simple Minds, passando per artisti importanti come Phil Collins, Bryan Ferry e Janet Jackson, e concludendo con i mitici Rolling Stones di Mick Jagger e Keith Richards.

Ma a far conoscere al grande pubblico l’etichetta di Richard Branson, sono proprio gli scatenati Sex Pistols, messi sotto contratto dalla Virgin esattamente nel 1977.

Dieci anni dopo, nel 1987, la casa discografica inglese sbarca negli States e nasce la Virgin Records America.

A partire dagli anni ’90 cominciano ad arrivare le fusioni con altre società e gli investimenti in altri campi. Ma, soprattutto, arriva la cessione da parte di Richard Branson della sua geniale creatura, venduta alla EMI nel 1992 per una cifra da capogiro: 550 milioni di sterline.

Potremmo dire che la Virgin Records sia stata un geniale e vincente prototipo di start-up.

Il capitalista hippie, come viene anche chiamato, ha intenzione di dedicarsi ad un altro dei suoi grandi amori, oltre alla musica: il volo. Così, dopo aver creato nel 1996 la V2 Records, la quale si ritaglia subito un posto nella discografia mondiale, rivolge quasi tutto il proprio interesse verso la sua compagnia aerea, la quale nasce proprio in quegli ultimi anni di secolo: la Virgin Atlantic Airways. Di lì a poco nasceranno, oltre all’Atlantic, dedicata ai viaggi intercontinentali, anche la sorella low cost europea, la Virgin Express, e le due Virgin Blue e Virgin America, rispettivamente in Austrialia e negli Usa.

Nel 1995 il gruppo Virgin fattura oltre un milione e mezzo di sterline. Tra le conquiste di Richard Branson, in questo periodo, oltre alla compagnia aerea, c’è anche la catena dei Virgin Megastore e la Virgin Net. Al contempo però, il magnate britannico rivolge la propria attenzione a parecchie associazioni no profit, come l’Healthcare Foundation, che si batte contro la diffusione del fumo.

Nel 1999 diviene Sir Richard Branson, nominato baronetto dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra.

Nel primo decennio del 2000 si avvicina ad Al Gore, investendo sulle energie rinnovabili e appassionandosi alla battaglia per la difesa dell’ambiente e contro i cambiamenti del clima.

Richard Branson è inoltre intimo amico di Barack Obama: la sua vicinanza al partito democratico americano è risaputa.

Richard Branson, secondo la celebre rivista Forbes, ha un patrimonio di 4 miliardi e mezzo di sterline.

La sua ultima ossessione si chiama “Virgin Galactic”, la quale promette di portare nell’orbita terrestre chiunque abbia intenzione di farlo, prendendo prenotazioni per circa duecentomila sterline a passeggero.

L’obiettivo della Virgin Galactic è quello di portare infatti i turisti in volo nello spazio trasportandoli all’inizio della stratosfera e di fargli provare l’esperienza del volo in assenza di gravità. Il primo volo ai limiti della stratosfera, circa 100 chilometri dalla Terra, avrebbe dovuto partire prima della fine del 2014. Nel novembre del 2014 un incidente durante un volo di test, porta all’esplosione della navetta e alla morte del suo pilota.

Più di 700 clienti nel 2014 hanno già versato la quota di 250.000 dollari per prenotare il loro viaggio nello spazio, tra di loro anche la popstar Lady Gaga che avrebbe dovuto cantare durante il primo volo della Virgin. Gli aspiranti astronauti (Stephen Hawking, Justin Bieber e Ashton Kutcher) avrebbero dovuto essere addestrati a sopportare l’accelerazione e alla mancanza di gravità sull’isola privata di Richard Branson, Necker Island, ai Caraibi.

Il coraggio, la tenacia e lo stile inconfondibile di Sir Richard Branson ispirano ogni giorno centinaia di migliaia di imprenditori in tutto il mondo.