Perché no (senza punto interrogativo)

“Lockdown per i non vaccinati”. Le opinioni di Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, hanno fatto molto discutere.

Premessa: gli insulti e le minacce che hanno seguito le parole del dottore appena citato sono da condannare senza se e senza ma.

Ciononostante, come già scritto in altre occasioni, è opportuno spendere un’altra volta un paio di parole divergenti sull’argomento.

Proporre di limitare gli spostamenti di chi non può o non vuole vaccinarsi rischia di essere una proposta fortemente discriminatoria poiché implicitamente comporterebbe una divisione sociale tra cittadini di serie A e cittadini serie B.

La tesi del dottor Bassetti, infatti, sarebbe quella di “premiare” in un certo senso chi ha accettato di ricevere il vaccino anti Covid-19 e di “punire”, a contraris,  chi non ha accettato di ricevere il vaccino (“Sei non vaccinato? Non esci. Hai deciso di non vaccinarti, di mettere a rischio la tua salute, ma anche quella degli altri? Bene, i vaccinati faranno una vita normale, i non vaccinati si chiuderanno in casa”. Fonte: AdnKronos).

Ammetto, non senza timore, un discreto “tanfo” di moralismo illiberale non diverso da quello che ispira il sistema dei crediti sociali nella Repubblica Popolare Cinese.

Magari sono in errore, ma il ricordo di chi guardava con ammirazione alle soluzioni cinesi per contenere il contagio (con buona pace dei diritti umani) è ancora forte (si percepisce il mio disagio nei confronti di quel populismo che Hobbes avrebbe capito?).

“Pagliacciate, pagliacciate, pagliacciate…”
Mi duole scomodare Luigi Pirandello ma non ho alternative: tuttavia, se dietro l’idea di un Lockdown per i non vaccinati si celasse la consapevolezza della sua inapplicabilità, dovremmo preoccuparci seriamente dello stato di salute della nostra democrazia.
Anche se volessimo ammettere per un attimo l’inesistenza di una consapevolezza, le conseguenze peggiori di affermazioni lanciate a caso sarebbero comunque deleterie per lo stato di salute del dibattito poiché insinuerebbero un odio viscerale (già evidente) tra le persone.
“Sei a favore o contro?” E se stessi semplicemente riflettendo?
In un quadro confuso dove la ragione non è più di moda (non a caso nessun influencer la raccomanda), riflettere è vecchio e condanna all’ostracismo.
Ma l’ortodossia che esclude è pericolosa e degna di ogni totalitarismo e nel delirio che ho già definito “tribalismo” il confronto democratico non respira più: si è infatti li uni contro gli altri, a prescindere.
Che fino hanno fatto i dubbi? Se per un soggetto X i rischi superassero i benefici in caso di vaccinazione anti Covid-19? E se quel soggetto fosse un medico o un operatore sanitario? E la chiarezza del diritto di cosa è morta?
Cerchiamo di capire, dunque, perché Matteo Bassetti ha torto.
La Costituzione della Repubblica italiana si fonda su una serie di princìpi fondamentali.
I principi fondamentali, contenuti negli artt. 1-12 della Carta costituzionale, esprimono le finalità e le basi ideali della forma di Stato democratico-pluralista disegnata dalla Costituzione, appunto.
A tal fine, i più significativi sono i princìpi racchiusi negli artt. 1-5 e 10-11.

Nello specifico, l’articolo 3 della Costituzione afferma che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione , di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

L’incontro tra uguaglianza formale (comma 1) e uguaglianza sostanziale (comma 2) trova nell’art. 3 una sintesi squisita. Se da un lato, il principio di uguaglianza formale si traduce in un divieto per il legislatore ordinario di adottare trattamenti irragionevolmente differenziati tra i cittadini, il principio di uguaglianza sostanziale esprime un impegno che dovrebbero (e ribadisco dovrebbero) rispettare le istituzioni affinché si rimuovano “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Se ricordassimo inoltre che non esiste e non può esistere un obbligo vaccinale perché, come ci ricorda l’art. 32  “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, e se ricordassimo anche che “i limiti imposti dal rispetto della persona umana” sono limiti le cui radici culturali affondano nel principio dell’ “Habeas corpus”, potremmo considerare abbastanza irrealistiche quindi le pretese di fare differenze tra i cittadini sulla base di decisioni o non decisioni costituzionalmente garantite.

Ogni potenziale forma di discriminazione irragionevole è, in conclusione, infondata perché, ribadisco, il presupposto giuridico dell’obbligo vaccinale in questione non è contemplato e probabilmente non è neppure contemplabile.

Vero, il primo comma del già citato art.32 afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” , ma come ricordato dal Presidente della Corte CostituzionaleNon esistono diritti tiranninon esistono diritti che prevalgono incondizionatamente sugli altri. Sempre si pone un problema di bilanciamento tra i vari diritti, di trovare una soluzione ragionevole e proporzionata tra i vari diritti in gioco. In termini concreti si tratta di stabilire se la limitazione imposta ad un diritto per la tutela di un altro diritto sia proporzionale a queste esigenze di tutela”. 

Prima di accogliere con esultanza le dichiarazioni del Dottor Bassetti, sarebbe opportuno portare avanti un serio dibattito di natura giuridica (ed etica) affinché si risolvino in modo chiaro quei nodi giuridici (ed etici) non ancora risolti circa decisioni e proposte al limite dell’impulsività e dello stato di diritto.

Non tratteremo in questa sede numerose altre tematiche che meriterebbero un confronto come ad esempio l’obbligatorietà del vaccino per il personale sanitario (tema sul quale, non a caso, bisognerebbe discutere senza pre-giudizi); ciononostante si desidera ricordare che i diritti non sono mai scontati ma devono essere difesi quotidianamente perché, come abbiamo visto, le insidie oggigiorno possono celarsi ovunque tra le selve del “chiacchiericcio moderno”.