Il grande… bluff
Lo ammetto: a volte, nei momenti di pausa mi concedo una sigaretta e una lettura complottista.
Sono consapevole della pericolosità di entrambi i vizi che mi permetto ma entrambi mi aiutano a distrarmi e a gestire lo stress.
Potrà sembrare assurdo, ma leggere gli articoli dei fanatici di qAnon è diventato infatti un intrattenimento degno di una serie tv su Netflix!
Si badi bene: le opinioni divergenti che mi hanno visto impegnato in una crociata contro non tanto la disinformazione ma il cattivo uso della tecnologia e della ragione non si discutono ed è per questo, infatti, che in questa sede si cercherà di spiegare (e di smentire) una nuova teoria economica diffusasi sui social dopo una dichiarazione del World Economic Forum nel 2020.
La teoria in oggetto è la teoria del cosiddetto “Grande reset”.
Ma di cosa stiamo parlando?
Secondo i sostenitori della cospirazione, il “Grande reset” non sarebbe altro che una storica manovra voluta dalle elites per azzerare i debiti e ripartire.
Nello specifico, le grandi elites vorrebbero trasformare il sistemo economico capitalista in un sistema economico ibrido dove non sarebbe più tutelata la proprietà privata dei cittadini; questi ultimi, sempre secondo i sostenitori della teoria oggetto di discussione, sarebbero convinti a cedere le loro proprietà in seguito ad un accordo che prevederebbe non solo la cancellazione dei debiti ma anche il riconoscimento di un reddito universale di cittadinanza.
A questo punto, le domande cominciano a sorgere (spero) spontanee: se non sarà più possibile possedere niente perché tutto si noleggerà, cosa sarà delle grandi industrie manifatturiere?
Sinceramente, non credo che la famiglia Elkann-Agnelli apprezzerebbe una riduzione dei volumi del gruppo Stellantis…
In ogni caso, se saranno distrutti i redditi e quindi i rapporti economici, cosa resterà dello scambio economico? Cosa resterà delle imposte e delle tasse? Chi le pagherà? Come si finanzierà lo Stato per garantire il reddito universale di cittadinanza? Farà debito? Ma come può fare debito se i debiti verranno estinti? Stamperà moneta? E con quali garanzie?
Inutile precisare che a tutte queste domande, nessun esponente della scuola che sostiene il “Grande reset” ha ancora risposto.
Ma da cosa ha avuto origine questa teoria del complotto?
Nel maggio del 2020, il World Economic Forum ha presentato un’iniziativa denominata “The Great Reset” che auspicava una riunione dei principali leader mondiali per discutere delle due grandi sfide del momento: l’emergenza climatica e la ripresa economica post-pandemia.
Il “Grande Reset”, che è stato dunque il tema del cinquantunesimo forum di Davos, nel gennaio 2021, è stato quindi presentato come “un impegno a costruire insieme e con urgenza le basi del nostro sistema economico e sociale, per un futuro post-Covid più equo, sostenibile e resiliente”.
Si è trattato, in una buona sostanza, di poco più che un semplice slogan accompagnato da vaghe dichiarazioni d’intenti come “plasmare la ripresa” o “determinare lo stato futuro delle relazioni globali”.
La stampa mondiale si è accorta dell’esistenza di una teoria del complotto riguardante il “Grande Reset” solo il 9 novembre 2020, quando le parole “The Great Reset” sono diventate un trending topic mondiale su Twitter, con quasi 80 mila tweet in poche ore, (molti dei quali pubblicati da note personalità dell’estrema destra internazionale).
A provocare l’improvviso trambusto sui social in quel caso era stato un video risalente a settembre, e per qualche motivo diventato virale in quelle ore, che mostrava un discorso pronunciato alle Nazioni Unite dal primo ministro canadese Justin Trudeau.
Nel video, dedicato alla ricostruzione delle economie mondiali post-Covid e al possibile ruolo del Canada, Justin Trudeau fa riferimento a un “reset” (dal minuto 02:06) e utilizza la frase “build back better” (ossia “ricostruire meglio”, dal minuto 03:02).
Siccome “Build back better” è stato uno degli slogan elettorali del presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden, la citazione ha subito riacceso la macchina della propaganda complottista e, come racconta il New York Times, noti influencer dell’estrema destra complottista americana come Paul Joseph Watson e Steven Crowder hanno collegato immediatamente Trudeau e Biden al “Grande Reset”.
In conclusione, Il “Grande Reset” è una teoria del complotto che accusa il World Economic Forum di aver creato il virus Sars-CoV-2 in laboratorio, così da porre le basi per un controllo centrale dell’economia e una società di stampo marxista. In realtà “The Great Reset” è, come osservato, poco più di un semplice slogan, con cui il World Economic Forum ha cercato di porre l’attenzione sulla necessità di politiche globali per superare l’emergenza climatica e immaginare un mondo post-pandemia.
Niente di più e come abbiamo visto, non è stato necessario l’intervento di una figura laureata in economia per smontare razionalmente le contraddizioni di una teoria cospirazionista degna di un nuovo romanzo, per cui invito chiunque sia dotato di buon senso a segnalare puntualmente ogni nuova produzione a sostegno del grande…bluff.
In nome della ragione, chiaro, ma anche della democrazia che non ha bisogno di capri espiatori per vivere ma di idee e attenzione costante.