Una scuola nuova per un mondo nuovo

Costruiamo un mondo nuovo ripartendo da una nuova scuola, una scuola che ancora prima di insegnare cose  (o cosa serva sapere) insegni soprattutto a pensare (a come pensare).

In giornate di confusioni e di ingiustificati atti di isteria, si rende evidente ancora di più la gravità dell’analfabetismo funzionale sugli italiani.

In Italia, un cittadino su tre è un’ analfabeta funzionale (Ci sono diverse ricerche che hanno tentato di misurare il livello di analfabetismo funzionale in Italia, I dati più attendibili a cui far riferimento sono quelli dell’indagine Piaac – Ocse (2019): secondo queste statistiche, in Italia, il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale.)

Il dato appena riportato è tra i più alti in Europa, (è eguagliato dalla Spagna e superato solo da quello della Turchia  che presenta una percentuale del 47%).C

Cosa significa tutto questo? Significa che un italiano su tre è in grado di leggere ma non di comprendere un testo scritto, e non un testo complesso o tecnico, ma anche un semplice annuncio pubblicitario.

E’ naturale che l’analfabetismo funzionale abbia delle evidenti ripercussioni negative sul livello intellettivo e culturale di tutta la società, e in particolare su una società democratica dove la popolazione è tenuta a partecipare attivamente alla vita politica del paese.

E la scuola? Dov’è la scuola?

La scuola (e l’università) continuano a preferire una didattica non basata sul dialogo, sull’esposizione di problemi e la ricerca di soluzioni, ma solo sulla ripetizione e memorizzazione di nozioni, che si rivelano spesso vuote tutte le volte in cui non si insegna anche come applicare quelle stesse nozioni.

Se l’apprendimento di nozioni non è accompagnato da una riflessione sulle medesime, esse non vengono inserite in un contesto in cui si mostri il loro significato autentico (e quindi la loro reale funzione).

La scuola (e l’università) sono luoghi di trasmissione meccanica del sapere:  non solo non si pretende alcun ruolo attivo da parte dello studente, ma addirittura lo si punisce e lo si disincentiva!

Gli insegnanti stessi sembrano non avere più quel ruolo attivo di “guide” attraverso la materia, poiché ridottisi anch’essi a seguire un “testo”, un “manuale” e a ripetere (e far ripetere) agli studenti le nozioni in esso contenute.

Da strumento di “creazione” del sapere, scuola e università diventano luoghi di cristallizzazione del sapere e di appiattimento della conoscenza su nozioni estrinseche, vuote e inutili.

Non generalizziamo perché non conviene e non ha senso ma è triste in un’epoca di smartworking, start up, crowdfunding che a scuola (e purtroppo, non neghiamolo, anche nelle università)non si parli attivamente di tutto questo.

Possiamo arginare l’analfabetismo funzionale che dilaga?

Possiamo tornare a dare un senso pratico alle nostre conoscenze? (Non solo in Italia…), può esistere una cultura europea condivisa dove scuola e università tornano ad essere luoghi non solo di apprendimento ma anche di creazione?

Nonostante il covid-19 e la volontà del passato di chiudere le frontiere, c’è chi ancora crede nel multiculturalismo e nell’Unione europea.

Il sottoscritto ad esempio…