Elogio del rinnovamento

Il mio percorso verso il Nirvana è ricco ogni giorno di scoperte spesso singolari.
In un momento in cui molti, troppi, si lasciano eccessivamente condizionare dal rumore delle opinioni altrui, mi rendo conto nuovamente, quanto sia estremamente magnifica la libertà di azione.
Accade troppo spesso, purtroppo, che le nostre decisioni e i nostri comportamenti non siano autentici ma un prodotto di convenzioni e pensieri che spesso non conosciamo o non comprendiamo.
Pensate, ad esempio, a tutte le volte in cui si abusa di parole come “amore”, “impegno” o “capacità” senza “intellegere” veramente…
In breve, dopo aver scoperto che non posso permettermi di fare cose che non mi va di fare, ho (ri)scoperto quello che tutti diamo troppo spesso per scontato ma alla fine dimentichiamo: il valore del risultato.
Delle ore passate a lavorare non importa quasi a nessuno, i sacrifici e le rinunce che possiamo fare per prenderci una soddisfazione spesso anche sotto le aspettative sono aspetti personali; il mondo vuole infatti solo un risultato. Punto. Il modo migliore dunque per fare un’offerta? Dimenticarsi delle abitudini, delle regolarità, del “fatto così perché lo fanno tutti”.
Informale eleganza: definirei così d’ora in avanti lo spirito delle nostre attività.

Ed è necessario, oserei obbligatorio crederci dopotutto: l’Italia è un paese ricco di risorse ma povero di speranze e vittima di due importanti mali: un complesso di inferiorità radicato e una depressione profonda che non accenna a vedere fine.

Prescindendo dalle analisi politiche (ne abbiamo già fatte abbastanza) ciò che manca è la voglia di avere di più, di combattere per vincere una situazione di apatia che momentaneamente può generare solo insoddisfazione ma che il tempo può trasformare in dolore.

Nessuno ci garantisce di essere i più bravi, il mondo cambia e dobbiamo ascoltarlo: non è solo una questione di equilibrio tra fattori ma forse anche (e soprattutto)  una questione di energie.

Accontentarsi e voltarsi dall’altra parte quando le cose non sembrano andare può essere una soluzione ma è una scusa, la scusa peggiore: può essere comodo ma nel medio/lungo termine può essere (anzi è) nocivo.

L’Italia e molte sue imprese cercano una meta ma la meta è già dentro di loro e si fonda sulla loro storica natura di saper conciliare e proporre.