Niente titolo.

Chi non ha mai sentito un’imprecazione contro i giovani che non hanno voglia di fare niente?

Sfido i nostri lettori a scriverci: chi di voi non ha mai avuto occasione di sentire una parola contro la pigrizia delle ultime generazioni si faccia avanti!

Come giovane imprenditore sono molto arrabbiato perché di discorsi contro la negligenza dei ragazzi e delle ragazze ne ho sentiti tanti ma al contrario di parole di incoraggiamento nei confronti dell’intraprendenza giovanile (in ogni sua forma, non necessariamente imprenditoriale) ne ho sentite ben poche.

I gesti dunque avranno avuto forse maggiore importanza delle parole? Non illudiamoci…

Ed è qui che ripenso alle parole di uno dei più grandi imprenditori che l’Italia abbia mai avuto, Steno Marcegaglia: “…ma, se i giovani vogliono emergere e diventare qualcuno devono essere molto molto ambiziosi perché l’ambizione è la molla di tutto. Se poi vogliono avere successo, oltre all’ambizione, devono essere decisi, devono credere nel loro lavoro, devono impegnarsi molto, devono volere diventare qualcuno. E allora vuol dire avere impegno, sacrificio e fare diventare il proprio obiettivo, il proprio hobby, l’avere successo”. 

E mentre mi ritrovo a pensare così alle parole del fondatore del gruppo Marcegaglia, ripenso anche (e soprattutto) alle sue origini e alle origini di chi invece, al contrario, ha fatto impresa in questo paese dopo il 1970 e ha ereditato la propria fortuna…

Unisco i puntini in un attimo e vedo la storia acquisire nuovamente un senso in un lampo: rivedo i contributi di stato, il debito pubblico salire, l’evasione fiscale a mille, l’espansione dei mercati, la concorrenza bassa e provo invidia per chi può permettersi di parlare dal pulpito di un cumulo di tesori che in verità non ha mai saputo concretamente impiegare…

Chi parla dimentica le nostre origini (e come meravigliarsi in un paese senza memoria?), tradisce il patto generazionale che dovrebbe rilanciare la nuova classe imprenditoriale del paese!

Senza il contributo dell’esperienza può esserci innovazione si, ma non ci sarà quell’unione che è sempre mancata a chi produce o commercia per raggiungere quella forza necessaria non solo per esserci sui mercati, ma per dominarli.

Chi sottovaluta la forza dei giovani commette un errore imperdonabile: chi si accontenta, come imprenditore, e rinuncia a conquistare quote di mercato è destinato a bruciarsi.

Se l’innovazione avanza e sono i giovani a fare business su questo perché arrendersi? Perché non sfruttare le enormi potenzialità del progresso per portare la propria azienda nel futuro?

Perché ci ostiniamo, con arroganza, ad essere piccoli in un mondo di giganti?

Di questo e altro vorrei parlare ma c’è un muro che chi finge di fare impresa, chi si accontenta e aspetta, si ostina ad alzare, ahimè…

 

Questo articolo, piccola nota a margine, è stato scritto più di un mese fa. Purtroppo per ragioni personali non ho potuto curarne i dettagli e pubblicarlo quando avrei voluto; tuttavia, confermo ogni parola scritta nella prima bozza di questo testo.

La rabbia, il senso di riscatto che mi ha ispirato allora ora è cresciuto… un buon auspicio? Spero una cattiva notizia per quelli che fino a questo momento hanno preferito accontentarsi di un presente sempre più noioso.