Indietro tutta!

Il cambiamento? Una parola. Non affrettiamoci a credere che queste elezioni siano state contrassegnate dalla volontà degli italiani di cambiare realmente direzione.

Queste ultime elezioni, a pensarci bene, hanno confermato il vecchio (ma apparentemente immortale) adagio gattopardesco per cui l’Italia è il paese che cambia tutto perché nulla cambi.

Da anni gli italiani, come molti altri popoli in Europa chiedono un cambiamento radicale ma concretamente, che tipo di cambiamento hanno in mente?

Un passo in avanti verso un mondo sempre più complesso dove ormai i paesi come l’Italia, senza una visione globale, perdono  inevitabilmente rilievo? Un passo in avanti verso le grandi sfide della globalizzazione? Una proposta per rafforzare il nostro ruolo in Europa? Un programma di politica estera dedicato ai nostri rapporti con  paesi come Cina, Russia, e India?

Un piano per orientarci?

Gli italiani credono di aver votato il nuovo ma il nuovo cosa propone? Meno privatizzazioni e più stato? Un reddito di cittadinanza?

In un mondo sempre più competitivo?

Chiediamoci: l’Italia può permettersi di chiudersi a riccio nei confronti della globalizzazione o preferisce continuare a subirla?

Chiediamoci ancora: in quale paese vogliamo vivere tra dieci o vent’anni?

Gli italiani hanno votato Lega e Movimento 5 Stelle perché non cambi nulla.

Spieghiamoci meglio: reddito di cittadinanza cosa significa se non protezione assistenziale?  E ancora: lotta all’immigrazione “per proteggere il lavoro autoctono” e rifiuto di qualsiasi forma di accoglienza del mondo allargato (globale), che cos’è se non l’espressione di una paura non ben definita?

Tutto questo che cos’è se non una marcia indietro brusca verso un mondo che non esiste più ma che ci manca molto? (che manca molto alle generazioni più mature soprattutto…)

Negli ultimi Vent’anni infatti poco è stato fatto per informare e preparare i cittadini alle epocali trasformazioni tecnologiche e sociali attualmente in corso.

Tutti responsabili.

Colpevoli del tempo perduto sia Silvio Berlusconi che il PD a guida Renzi: il piccolo è bello funziona ormai fino ad un certo punto. Da anni.

Il piccolo può essere ancora bello se gioca sul terreno dei grandi e si distingue, sfruttando le possibilità delle globalizzazione, vincendo grazie alla qualità.

Certo, le ondate migratorie sono un problema ma sia a destra che a sinistra nessuno si è posto nei confronti del problema in maniera costruttiva.

Aggiungiamo che la sinistra negli ultimi due anni non ha saputo né guidare né dare un senso di protezione al suo Paese.

Ha lasciato invece un senso di smarrimento e insoddisfazione…

Bene la logica delle piccole-medie riforme ma quel tempo è passato ed è evidente che il paese necessiti di un governo e di svolte radicali.

La domanda quindi è: chi è veramente capace di disegnare una traiettoria politica ed economica alternativa per l’Italia? Una traiettoria politica ed economica orientata nel lunghissimo periodo?

L’Italia adesso vive un paradosso. Lo stesso paradosso che vive quella persona insoddisfatta della propria vita che vorrebbe cambiare tutto ma non trova il coraggio di fare piazza pulita nella propria vita e allora cerca scuse, incolpa gli altri, il destino… Cerca rifugio nello stesso passato che ha generato le sue insoddisfazioni…

Cosa sarà di un paese ingovernabile? Incapace di affrontare i suoi problemi? Talmente spaventato da preferire la chiusura allo scontro a viso aperto con il mondo?