“Dunkerque spirit” ieri, oggi e domani…
La ragione per cui oggi abbiamo paura e ansia del futuro si spiega partendo dalla nostra incapacità di vivere la solitudine.
Spesso si guarda infatti a chi sceglie di vivere determinate esperienze da solo come ad un sociopatico, ad un “sfigato” … ma è veramente così?
La filosofia dell’Occidente, la nostra civiltà si fonda su queste parole: “Conosci te stesso”.
La verità, la brutale verità è una: abbiamo dimenticato l’importanza di conoscere noi stessi, le nostre passioni e i nostri limiti (quando esistono). La scuola è ovviamente complice.
Viaggiare da soli, mangiare da soli, passeggiare da soli, pensare da soli, andare al museo da soli, andare al cinema da soli sono esperienze impagabili, credetemi. Riempiono la mente di pensieri, riflessioni…ci presentano i nostri fantasmi e allora, solo ad allora, possiamo imparare ad affrontarli per preparare il nostro “ritorno alla civiltà” più forti di prima.
Poche sere fa, ad esempio, colto da un’ispirazione, sono andato al cinema da solo a vedere “Dunkerque”, l’ultimo film di Cristopher Nolan.
Nel 1940 la Gran Bretagna si batté assolutamente ed eroicamente sola, e tenne quindi testa all’inarrestabile espansione di Hitler in Europa.
Il film in particolare racconta l’evacuazione di centinaia di migliaia di soldati britannici dalle spiagge francesi di Dunkerque, quando le armate tedesche di Hitler avevano ormai conquistato la Francia.
Una manovra a tenaglia inaspettata consegnò la Francia a Hitler in poche settimane; gli inglesi rimasero così intrappolati tra le armate naziste e la Manica. Parliamo di quasi 400.000 uomini.
Con il grosso dell’esercito bloccato a Dunkerque e la Francia ormai persa, in Inghilterra si cominciò a temere il peggio.
L’intera nazione tuttavia, fortemente ispirata da Churchill, organizzò un salvataggio straordinario: chiunque aveva un’imbarcazione fu esortato e incoraggiato a partire per salvare quanti soldati poteva.
Il film, che non concede tregue all’angoscia (grazie soprattutto ad una colonna sonora firmata da Hans Zimmer impeccabile), racconta quindi l’arrivo di migliaia di imbarcazioni civili, di barche che insomma gli inglesi (i civili!) avevano messo in mare sfidando apertamente le bombe tedesche dell’aereonautica.
Immagini, volti, musiche ed effetti sonori coinvolgenti ci raccontano lo strazio di una tragedia, di una disfatta devastante che divenne tuttavia una luminosa occasione di eroismo e di riscatto. Nonostante tutto.
Nella peggiore delle ipotesi si pensava di recuperare almeno 30.000 uomini.
Alla fine ne furono riportati a casa circa 300.000.
Winston Churchill dirà davanti al Parlamento inglese: “Non possiamo vacillare o fallire. Andremo avanti sino alla fine. Combatteremo sui mari e gli oceani; combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria. Difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, nei campi, nelle strade e nelle montagne. Non ci arrenderemo mai, e persino se — ciò che io non credo neanche per un momento — questa isola o una larga parte di essa fossero asservite ed affamate, in quel caso il nostro Impero, oltre i mari, armato e vigilato dalla Flotta britannica, condurrà avanti la lotta sinché, quando Dio voglia, il Nuovo Mondo, con tutte le sue risorse e la sua potenza, non venga avanti alla liberazione ed al salvataggio del Vecchio Mondo”.
Pensateci bene. E’ storia. E’ stata una guerra terribile. Ma Dunkerque, il “Dunkerque spirit” come lo chiamano anche oggi in Gran Bretagna è qualcosa che va ben oltre…Sempre. Nella vita di tutti i giorni, nelle scelte strategiche di un impresa… In ogni contesto insomma.
In ogni situazione.
E’ una forza straordinaria ma umana che spinge a resistere, a combattere strenuamente non solo per sopravvivere ma per affermare il proprio “io” e la propria essenza in condizioni terribili.
Non esiste fine fino a quando non siamo noi a dire basta.