Eataly restaurerà il Cenacolo: quali sono il limiti del nuovo mecenatismo?
Eataly, vetrina delle più grandi eccellenze gastronomiche italiane, destinerà un milione di euro per il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Il progetto è stato presentato il 19 aprile da Oscar Farinetti nel punto vendita Milano Smeraldo. «Duty and beauty. Dovere e piacere» dice Farinetti per spiegare la sua scelta. «Chi ha avuto la straordinaria fortuna di nascere nel Paese più bello del mondo e la fortuna di riuscire a combinare qualcosa nella vita deve dedicare una parte del proprio valore aggiunto, dei ricavi, a farsela perdonare».
Il Ministero dei Beni Culturali ha investito 1,2 milioni di euro nel progetto di restauro che vedrà Eataly come unico sponsor privato. L’intervento si concluderà nel 2019, anno del cinquecentenario della morte di Leonardo. Ogni giorno, fino ad allora, saranno immessi 10.000 m³ di aria pulita (rispetto ai 3.500 attuali) all’interno del refettorio di Santa Maria delle Grazie, che custodisce il Cenacolo. L’operazione allungherà la vita dell’affresco di cinque secoli e permetterà di aumentare il numero di visitatori giornalieri. Al progetto, coordinato da Arts Council, hanno partecipato ISCR, CNR, Politecnico di Milano e Università Bicocca.Oltre a finanziare il restauro, Eataly lancia nei suoi store la campagna di sensibilizzazione “Una cena così non si può perdere”. I clienti potranno prenotare una visita al Cenacolo direttamente in negozio. La visita durerà 50 minuti (anziché 15), in orario serale e a museo chiuso, con un esperto che spiegherà il capolavoro di Leonardo da Vinci.
L’altruismo, si sa, é merce rara tra i mortali. Questi, infatti, sono sempre in balìa del proprio istinto di autoconservazione e del proprio egoismo. Anche, e soprattutto, quando non lo sanno. Il punto è un altro però e siamo oltre: l’Italia del Rinascimento é l’Italia dei mecenati, delle grandi signorie che hanno trovato un equilibrio tra egoismo, appunto, sete di immortalità e buon governo. E allora perché no? Meglio riversare fiumi di denaro nei gironi infernali di una macchina statale decadente e obsoleta, vittima di una mentalità ottusa, statalista e impantanata sul breve (pardon, brevissimo) termine? Meglio non interrogarci su questi temi e continuare a ragionare usando quelle semplici (e scontate) categorie che andavano bene sessant’anni fa? Marketing? La pubblicità é l’anima del commercio ed è il commercio che muove il mondo. Insieme all’ambizione, naturalmente. Contano i fatti. E questo spesso, ahimè, lo dimentichiamo. Ancora una volta si cede facilmente alla fretta e alla faziosità.
Oscar Farinetti nessuno crede cerchi elogi ma ben vengano azioni di mecenatismo così.
Diego Della Valle, il patron di famosi marchi come Tod’s, Hogan e Fay ha stanziato ben 25 milioni per restaurare il Colosseo. Nessuno ha mai visto l’ombra di una pubblicità sul ponteggio che ha coperto l’anfiteatro durante il periodo dei lavori. Quanto è convenuto a Della Valle il restauro? Quanto ha guadagnato a livello di immagine popolarità? E’ difficile stabilirlo. Ma ci interessa davvero? Il Colosseo è stato restaurato. Evviva! Non è forse questo che conta davvero?
Ad un kilometro di distanza circa dall’Anfiteatro Flavio, il celebre mausoleo di Augusto, eterna dimora del primo imperatore di Roma, sta cadendo a pezzi. A 100 metri dall’Anfiteatro, sotto il colle Oppio, la Domus Aurea, faraonica villa di Nerone ormai inumata sotto la città moderna, è vittima dell’incuria e a tratti è quindi inaccessibile. Se le istituzioni non sono in grado di farsi carico del restauro di questi tesori perché un privato non dovrebbe (dietro un accordo scritto simile a quello siglato tra Della Valle e il comune di Roma) farsi carico dei lavori di restauro?
Non lasciamo che la faziosità e soprattutto l’invidia offuschi la vista. Nessuno vuole svendere questi beni ai privati, non è di questo che stiamo parlando. Stiamo parlando di mecenatismo.
Se allora per Farinetti o Della Valle ci sono dei benefit non importa, i benefit di queste persone sono in questo caso benefit per la collettività. Il lavoro stesso che le aziende di queste persone generano non è a sua volta benefit per la collettività?
Occhio, la realtà è sempre più complessa di quanto sembri.