Call for ideas from France: Macron annuncia 10 mld per le Startup

Emanuel Macron ha annunciato a VivaTech, dopo il risultato delle elezioni legislative, l’istituzione di un fondo da 10 miliardi di euro per le startup e l’innovazione e confermato quindi quanto promesso in campagna elettorale quando rivolgendosi ai giovani di tutto il mondo disse:

“Venite in Francia, siete i benvenuti, è la vostra nazione. Noi amiamo l’innovazione. Noi vogliamo le persone innovative. Noi vogliamo le persone che lavorano sui cambiamenti climatici, sull’energia, sulle energie rinnovabili, e sulle nuove tecnologie. La Francia è la vostra nazione”.

In altre parole, Macron ha quindi deciso di giocare la sua leadership anche sull’innovazione e dopo aver risposto in maniera decisa al presidente Donald Trump rovesciando il motto “Make America Great Again” in “Make the World Great Again”, si è rivolto a ricercatori, imprenditori e tecnici americani impegnati sulle questioni climatiche e li ha invitati a recarsi in Francia per condurre le proprie ricerche e attività

Quella che insomma poteva sembrare solo una provocazione adesso si conferma una mossa per conquistare la leadership europea e rilanciare l’economia del suo paese.

Ora, al di là delle possibili interpretazioni (geo)politiche, la mossa del neoeletto presidente si rivela essere senza dubbio una notizia interessante perché l’Europa non solo ha indubbiamente bisogno di leader in grado di assumersi dei rischi ma anche di andare oltre le regole consolidate e di guardare oltre i propri confini.

Certo, non sappiamo cosa riuscirà a fare Emanuel Macron ma la sua può essere senza dubbio letta per ora come una chiamata all’innovazione, una “call for ideas” di dimensione mondiale, un invito a usare la Francia e l’Europa intera come incubatore e investitore, secondo una logica di open innovation outside-in, per accogliere innovazione dall’esterno, sostenerla e ovviamente svilupparla.

La Francia ha già dimostrato ampiamente di essere capace spesso e volentieri di tutelare la ricerca ai fini aziendali e se il nuovo inquilino dell’Eliseo riuscirà quindi a confermare le sue proposte, i risultati dell’innovazione confermeranno l’obiettivo di essere restituiti al mondo e di rispondere a quella logica di open innovation inside-out che pretende di trasferire all’esterno l’innovazione sviluppata internamente grazie però a risorse esterne.

Nello specifico, il principio, (già spiegato da Henry Chesbrough, noto teorico collaboratore di Macron) vuole che l’Open Innovation sia un paradigma basato sul concetto per cui le imprese possono e debbono fare ricorso a idee esterne, così come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche.

A chi pensa che storia ha già conosciuto questo concetto si potrebbe obiettare che sì, i grandi imperi si sono fondati su questo teorema e che il multiculturalismo, quando è ispirato da valori comuni, può essere alla base di grandi sistemi sociali.

Di conseguenza, va da sé che, se questi concetti possono essere adottati, non solo a livello di impresa, ma anche a livello politico per affrontare questioni che hanno rilevanza planetaria, significa che dalla storia si può ancora imparare molto.

E l’Italia? L’Italia, un paese ormai privo di una leadership sicura (ma non di forza), dovrebbe imparare a sua volta molto. Il modo, infatti, con cui in Francia si sostiene il cambiamento culturale necessario alle imprese e alla nostra Pubblica Amministrazione dovrebbe ispirare l’azione della classe dirigente ogni giorno affinché sia evidente e concreto il contributo al rilancio e allo sviluppo del Paese in un’ottica di mutua sinergia tra le realtà esistenti.

Startup, Università, Sviluppatori, Centri di Ricerca, Incubatori hanno di fatto bisogno di sostegno e idee nuove, di coesione e guide certe non di banalità come testi e ricerche pensati esclusivamente per preservare interessi e prestigio di parte.

Ahimè, si potrebbe sperare nel nuovo e sarebbe scontato ma la classe dirigente che sta emergendo (quella che per intenderci appartiene alla generazione nata dopo tangentopoli) sembra non aver capito bene che il mondo è cambiato e pretende ancora di spiegare la realtà attraverso logiche di partito e logiche obsolete, inadeguate per una realtà in costante mutamento, (nonostante le buone intenzioni)…

Se dunque resa dei conti ci sarà prima o poi anche in Italia tra vecchio e nuovo probabilmente non ci sarà presto ma quando la storia insisterà e chiederà il conto chi avrà il coraggio di rispondere? Non di certo chi ai francesi nel frattempo ha svenduto asset strategici e preziosi know-how…