A proposito di microchip e Transumanesimo…

Non è più possibile pensare che tutto ciò che si ascolti in televisione dipenda da una (non) scelta o da una disattenzione.

Le ragioni attraverso le quali è possibile avvalorare la tesi poc’anzi sostenuta sono molteplici e la stessa tendenza attraverso la quale si forgia una specifica opinione lo dimostra.

Checché se ne dica, un pensiero unico esiste e sebbene contraddirlo non comporti il confino come ai tempi di Benito Mussolini, senza dubbio comporta quantomeno un esilio (mediatico).

Se, di fatto, tutto ciò che viene filtrato dai mezzi di informazione è frutto di un disegno preciso, si può affermare lo stesso del Transumanesimo?

Come è possibile desumere da un’analisi a dir poco spicciola del termine, il Transumanesimo è una corrente di pensiero che teorizza un’evoluzione dell’essere umano per mezzo della tecnologia.

In altre parole: il Transumanesimo è una corrente di pensiero che teorizza un passaggio dall’attuale dimensione biologica ad una diversa dimensione a metà tra ciò che siamo e la tecnologia.

Come ogni aspetto dell’esistenza (e della non esistenza), lo stesso Transumanesimo “meriterebbe” più di un approfondimento ma già quanto è stato appena descritto ci consente, a mio modesto parere, di capire una cosa: ogni approfondimento di ciò che è il Transumanesimo è vano se prima non si affronta con cognizione l’Umanesimo.

Certo, la stessa spiegazione di ciò che è (o è stato) l’Umanesimo comporta più di un approfondimento ma se volessimo comunque individuare una qualità di ciò che è (o appunto è stato) l’Umanesimo credo sia ragione.

La centralità dell’essere umano in quanto tale e delle sue potenzialità è il cardine intorno al quale ha trovato un senso un’intera civiltà e nel suo limite stesso è possibile identificare il significato profondo di ciò in effetti è lo stesso essere umano: equilibrio o ricerca del medesimo.

La ragione, non a caso, contraddice per sua natura (e limita) ad ogni latitudine il fanatismo e la creazione di idoli profani creati, come nel caso dello scientismo, nel disperato tentativo di sostituire Dio.

Da liberale, quando ascolto perciò la notizia di un italiano che si è fatto impiantare con orgoglio dei microchip sottopelle (soprattutto in virtù della sua passione per il Transumanesimo) penso: “Chi sono io per giudicare?”

Del proprio corpo ognuno faccia ciò che vuole ma non si pretenda di vendere un modello a vantaggio di un altro (specie quando un microchip sottocutaneo può rivelarsi uno strumento straordinario per esercitare una determinata forma di controllo).

Allo stesso modo, infine, non si pretenda di legittimare in maniera ideologica e sottile un’unica iniziativa senza permettere l’alternativa perché ogni negazione dell’alternativa è, in effetti, una negazione dei valori che pretendiamo di difendere quando si discute di rispetto della propria intimità e dei princìpi per i quali la democrazia è “un modello da esportare”.