Margherita & Marzia – Lunedì 5 settembre (Parte quarta)
Quando gli occhi di Margherita riscoprono il mondo, lunedì 5 settembre, non vedono l’aurora cercare i suoi spazi, né l’affanno o l’oscurità ma un verso che avevano letto casualmente, su un appunto, poche sere prima: “Macte nova virtute puer, sic itur ad astra.”.
Avrebbe dovuto lasciare quelle parole nel letto, vicino sua figlia ma da sole, con la bambina, quelle “armi” sarebbero state vane quel giorno così, senza pensarci troppo, si sfiora la coscia nuda e si stringe al petto una parte di qualcosa che non avrebbe mai dimenticato: “Macte animo!”.
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A non pochi chilometri di distanza, Marzia Malerba raccomanda a sé stessa qualcosa di simile: “Andrà tutto bene!”.
Si guarda allo specchio, osserva i suoi occhi eccitati e pronti per tornare presto ad accarezzare i banchi di Montecitorio:
“Andrà tutto bene, ragazza!”.
All’uscita dal bagno, incontra suo marito:
“In bocca al lupo, amore!”
Gli sorride distrattamente e lui non insiste, non osa niente perché sa di non poter osare niente:
“Grazie.” Gli risponde con freddezza.
Al termine del corridoio guarda infine l’orologio e scopre che sono quasi le dieci del mattino.
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Avete presente, cara lettrice e gentile lettore, quella sensazione di sorpresa che spesso ci scuote senza darci un preavviso? Ecco, questa è la sensazione che avverte Margherita Martinelli non appena supera piazza dei Tribunali.
Prova a non osservare quei dettagli che si sono fatti all’improvviso più vividi intorno lei, prova a ripetere mentalmente ciò che ha concordato di dichiarare davanti al Pubblico ministero ma ogni tentativo di non sorprendersi spaventata è vano.
Per la prima volta dopo tanto tempo, in effetti, Margherita ha paura e ne ha ben donde: ciò che a breve farà cambierà comunque le sorti di tante persone…
Alla vista del tribunale, il cuore le balza in gola ma non arretra né pensa ad una sigaretta e procede di conseguenza verso l’interno dove viene accolta da un usciere:
“Buongiorno.”
“Buongiorno a lei.”
“E’ qui per un’udienza?”
Il volto glabro e anonimo dell’uomo che ha accolto il suo timore è gentile:
“Sì…”
Senza pensare alla natura dei suoi gesti, segue le indicazioni del funzionario e adagia la pochette di pelle nera nella vaschetta di plastica che le viene porta.
“Buona giornata.”
“A lei, grazie…”
In meno di due minuti si ritrova dall’altro lato, davanti ad un cartello che indica le “strade della giustizia”:
“Martinelli!”
Ma una seconda voce scuote i suoi dubbi prima del previsto e inclinando leggermente il capo verso destra riconosce immediatamente Tagliaferri, l’avvocato di Marzia.
“E’ in anticipo!”
Lo osserva avvicinarsi e sorprenderla: ha il volto abbronzato più del solito e l’espressione radiosa.
“Non mi piace arrivare in ritardo…”
Si stringono la mano e gli occhi dell’avvocato si fermano un breve istante sulle curve che la donna ha imprigionato in un tailleur grigio perla:
“Posso offrirle un caffè nell’attesa?”
“Volentieri…”
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Il sapore del caffè che beve di fronte ad un distributore, in compagnia dell’avvocato di una donna che potrebbe distruggere, non ha sapore. Esattamente come il momento che sta vivendo:
“Credo sia inopportuno ripetere adesso cosa dichiarare oggi, Margherita, ma se ha dei dubbi…”
I loro occhi si incrociano.
“No, avvocato…E’ tutto chiaro, non si preoccupi!”
“Molto bene!”
La giornata è calda, radiosa, un sole poco attento irrompe con goffa tracotanza nel cortile interno del tribunale dove passeggiano gli avvocati e i giudici, qualcuno sembra aver già scritto la parola “fine” in calce a quel lunedì, qualcun altro sembra non aver ancora capito dove andare…
“E mi raccomando, Margherita, si attenga alle domande che le farò, non divaghi!”
“Certo…”
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I minuti si affollano come ratti in fuga da una nave che affonda. I secondi li seguono a ruota, precipitosamente e dopo almeno quattro sigarette, Marzia raggiunge Margherita e l’avvocato Tagliaferri:
“Buongiorno!”
“Buongiorno.” Rispondono in coro i primi arrivati.
I saluti sono freddi, quasi rituali.
“Non so come ringraziarti Margherita per essere qui…”
Maggie cessa di ascoltare il suo cuore e osserva Marzia con disincanto:
“Non ti preoccupare: tu avresti fatto lo stesso…”
E’ grottesco, tutti sono consapevoli che non esista aggettivo migliore per descrivere quel frangente ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo. Nessuno ha il coraggio di fuggire.
Pochi minuti di prima di mezzogiorno, le porte dell’aula si aprono e finalmente Zhao Cheng li raggiunge insieme al suo avvocato:
“Buongiorno a tutti!”
“Buongiorno.”
I saluti sono una ripetizione di quelli avvenuti all’arrivo di Marzia, tutto rallenta ancora di più, i secondi si ingrandiscono come sfere di piombo e quando tutto sembra non avere più destinazione, i funzionari del tribunale fanno entrare gli imputati, Marzia e il suo avvocato:
“La chiamerò io, Margherita…”
Tra la raccomandazione di Tagliaferri e il dubbio di non sapere come comportarsi, Margherita vede profilarsi dall’angolo in fondo al portico un uomo che conosce: è l’autista di Kang Ma.
Per un momento pensa di alzare la mano, salutarlo ma i suoi occhi la gelano all’istante e le dita tornano perciò lungo il fianco.
Basta uno sguardo per comprendersi, niente di più e quando lo scambio visivo termina, l’uomo ricomincia a camminare verso l’uscita principale, supera un paio di signori in giacca e si dilegua infine oltre il visibile.
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La civiltà occidentale ha costruito un intero sistema di valori e credenze intorno alla convinzione per cui ciò che è razionale è positivo e luminoso e ciò che è irrazionale è al contrario negativo e oscuro.
Non a caso, nell’immaginario collettivo si guarda tutt’ora al buio come a qualcosa di pericoloso e si associa la conoscenza alla luce e, di conseguenza, alla vista.
Vedere significa perciò sapere ma ciò è vero anche per la Signora giustizia?
Perché, se vedere significa sapere, la giustizia viene rappresentata come una divinità bendata? E perché lo stesso amore si definisce come un elemento cieco?
La giustizia è bendata, hanno detto, perché è imparziale ma perché contraddice tutto ciò in cui ha creduto la civiltà? Perché una divinità con gli occhi scoperti non dovrebbe essere equa?
E se la giustizia non esistesse per davvero? E se fosse uno strumento a disposizione del potere? E se la Costituzione non fosse che un semplice “incidente di percorso” nella storia di una creatura che non conosce alternativa allo scontro?
Tutto ciò che sembra non vedere nulla del mondo che ha intorno pare avere un solo destino: la sciagura.
Ma è davvero così? Esiste davvero un inganno in seno al mondo che l’uomo ha costruito o credere che esista una contraddizione è un errore?
“Buongiorno, lei è?”
“Margherita Martinelli.”
Margherita spezza la catena delle idee che ha iniziato e alza lo sguardo impenetrabile verso il giudice alla sua destra:
“La prego di leggere il giuramento…”
Lo sguardo del magistrato è severo, il volto spesso e robusto:
“Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo nello svolgimento dell’incarico, mi impegno ad adempiere al mio ufficio senza altro scopo che quello di far conoscere la verità e a mantenere il segreto su tutte le operazione peritali”.
Gli occhi di Margherita si chiudono un momento, tornano al passato, ai fatti e quando riemergono dal flusso di ciò che è stato, abbandonano gli spazi dedicati al giudice e si rivolgono all’avvocato Tagliaferri, in piedi alla sua sinistra:
“Dottoressa Martinelli, lei ha collaborato con l’onorevole Malerba, esatto?”
“Ho collaborato con l’onorevole Marzia Malerba nel corso della precedente legislatura.”
“E quali funzioni ha svolto nel corso della collaborazione con l’onorevole?”
Margherita accavalla le gambe e accompagna la mano destra sul ginocchio sinistro con un gesto impacciato:
“Io sono stata assistente parlamentare dell’onorevole Malerba dal 2013 al 2018”.
Tagliaferri annuisce, la sua soddisfazione ha già cominciato a crescere:
“Posso chiederle come mai l’onorevole Malerba scelse proprio lei come assistente?”
Per un secondo, Margherita esista: quella parola così marcata ha un significato ambiguo per le sue orecchie:
“L’onorevole Malerba ed io abbiamo condiviso numerose battaglie politiche insieme: credo che la sua scelta fu ispirata dal fatto che tra i principali responsabili della sua prima elezione alla Camera dei deputati ci fossi io…”
“Dunque, tra lei e l’onorevole possiamo affermare con certezza che vi sia stato un rapporto stretto…”
“Sì.”
Tagliaferri annuisce una seconda volta: la convinzione che lo anima sembra essere pronta al ridicolo.
“Dottoressa Martinelli, dal momento che, su sua stessa ammissione, la natura del suo rapporto con l’onorevole Malerba è stato intenso, potrebbe confermare che gli incontri avvenuti tra la mia assistita e il signor Zhao Cheng si sono svolti in sedi pubbliche e alla presenza di comprovati testimoni?”
A questo punto, Margherita comprende definitivamente di non poter tornare indietro: in meno di un istante riconsidera perciò i pro e i contro della vicenda, le variabili, il senso di tutte le vite che ha intorno e quando realizza finalmente di non conoscere alternative alla sua natura, chiude idealmente gli occhi e abbraccia il vuoto:
“No.”
Un primo, timido, brusìo, accarezza l’aula:
“In che senso, dottoressa?”
“No: non posso confermare ciò che mi ha chiesto…”
Un secondo, incoraggiante, brusio, sommerge il primo:
“Mi scusi dottoressa ma…”
“Ma, avvocato, lei ha dimenticato di chiedermi perché, ad un certo punto, i rapporti tra me e l’onorevole Malerba si sono interrotti…Ebbene, i rapporti tra me l’onorevole Malerba si sono interrotti a causa dei suoi comportamenti opachi, perciò no: non posso confermare ciò che mi ha chiesto. Mi dispiace.”
Così dicendo, Margherita interroga le espressioni sconcertate di Tagliaferri e Marzia, il volto cinereo di Zhao Cheng e lo sguardo fiammeggiante del Pubblico ministero, quindi si rivolge al giudice, alla sua destra e incrociando nuovamente le dita delle mani sul ginocchio sinistro, stabilisce di fermarsi:
“Ha concluso?” Le domanda il giudice.
“Sì.”
Il magistrato annuisce con rassegnazione, muove delle carte davanti a sé e alza lo sguardo verso il legale che fino a poco prima aveva creduto di dominare la scena:
“E lei?”
“Credo ci sia stato un malinteso…” Borbotta con imbarazzo Tagliaferri.
“Un malinteso enorme, avvocato, se il teste da lei presentato ha negato la versione che avete sostenuto fino ad oggi…”
L’interruzione del giudice è brusca, quasi ironica ma Tagliaferri non sa come muoversi e Marzia, al suo fianco, non è da meno.
“Il Pubblico ministero vuole procedere con un controesame del testimone di parte?”
“Sì!”
Il Pubblico ministero, una signora sui cinquant’anni dai capelli fulvi e arruffati si alza e rivolgendosi senza indugio a Margherita solleva la sua arma:
“Buongiorno dottoressa Martinelli.”
“Buongiorno a lei.”
“Dottoressa, lei conferma che tra l’onorevole Malerba e il signor Zhao Cheng hanno avuto luogo incontri non ufficiali?”
“Sì”.
“Lei crede che in questi incontri si siano definiti degli accordi che hanno coinvolto anche l’onorevole?”
“Questo non posso saperlo: come ho ribadito il rapporto tra me e l’onorevole Malerba si è interrotto bruscamente, anche a causa del signor Zhao Cheng ma non posso sapere se nel corso di incontri a cui non ho assistito si siano sviluppati dei rapporti di natura illecita.”
I loro sguardi si incontrano e un messaggio complice e sorprendente unisce le due sconosciute:
“Grazie.”
“Grazie a lei.”
Prima di rivolgersi nuovamente al giudice, Margherita torna ad osservare Marzia il cui sguardo è definitivamente sprofondato nel limbo della confusione ma non vi trova niente, nemmeno un’emozione e per questa ragione, procede di conseguenza oltre, verso la fine:
“Dottoressa Martinelli, può andare.”
Senza attendere altro, Margherita a questo punto si alza e sorridendo con educazione al giudice, cammina a piccoli passi verso l’esterno dove una tiepida brezza le spettina i capelli.
Senza pensarci troppo, si accende una nuova sigaretta e guarda intorno a sé per cercare l’uomo di Kang Ma; quindi, si dedica al centro del portico ma anche qui, purtroppo, non vede nessun volto conosciuto.
“E adesso?”
Un dubbio tiepido le assale la schiena, il collo, la base del cervello:
“E adesso?”
Si domanda se non sia caduta in errore, se non abbia esagerato e se Kang Ma non abbia giocato con lei.
“E adesso?”
In meno di due minuti ha finito la sigaretta e tutto ciò che essa ha significato, i dubbi le restano ma in fondo ad essi una certezza ha tuttavia già alzato la fronte:
“Vae victis…”
–
Quando il giorno chiude finalmente le sue fauci sulla vita, sull’Emilia-Romagna, su Marzia e Margherita, la prima si sorprende nuda di fronte all’insicurezza e la seconda euforica.
Sebbene non abbia ancora ricevuto notizie di Kang-Ma, per la prima volta, dopo tanto tempo, ha stretto infatti a sé un trionfo e nessun sospetto potrà strapparlo via al tepore che sente crescere intorno a sé, in soggiorno.
Su ciò che è accaduto ha, effettivamente, meditato non poco nel corso delle ore successive alla sua testimonianza ma è solo alle otto, quando scopre che il partito ha scaricato Marzia, che qualcosa di insolitamente suggestivo comincia a stuzzicarle la mente e il corpo:
“Se è vero che Marzia Malerba ha accettato finanziamenti illeciti, non possiamo accettare la sua candidatura nelle nostre liste”.
Guardando al telegiornale il viso rubicondo e goffo dell’uomo che fino ad un mese prima aveva parlato di Marzia come un “prodigio”, Margherita non solo può dunque capire di essere riuscita in qualcosa di sorprendente ma anche di non avere rimorsi all’idea di non aver più vissuto in prima persona la “cloaca” di una politica senza visioni.
E’ inevitabile.
Alle nove, un dubbio si affaccia, tuttavia, alla finestra della cucina: ha gli occhi gialli, la pelle squamosa e un’espressione imperturbabile:
“E se fossi anche tu come loro?”
Sono sicuro che molti, tra voi, avranno guardato Margherita come ad una modesta ed efficiente vendicatrice ma chi, tra voi, care amiche e gentili amici, non avrebbe colpito come ha colpito Margherita?
Per un attimo, per un solo attimo, immaginate di aver conseguito brillanti risultati accademici e lavorativi, di aver conquistato di conseguenza una posizione importante nel mondo del lavoro a prescindere dal vostro sesso e di essere estromessi da tutto, all’improvviso, solo per aver detto “no” a qualcosa che non solo non avete capito ma neppure condiviso; dopodiché, (la mia sfida non è finita), immaginate di perdere addirittura la persona con cui avete generato dei figli e di ritrovarvi perciò soli contro una società che vi disprezza e domandatevi: “cosa avrei fatto di fronte alla possibilità di riscattarmi?”
Avreste davvero coperto, un’altra volta, una persona come Marzia Malerba?
Alle dieci in punto, dopo aver dato un bacio alla bambina e scritto un messaggio a Tommaso, il suo primogenito, il tanfo che ha portato con sé il dubbio scompare al suono del citofono.
Per un istante, pensa che Tommaso sia già tornato a casa ma questa convinzione dura, appunto, un istante e in men che non si dica una nuova, viva, suggestione pervade la sua coscienza e capisce, definitivamente, di aver “sfruttato” la persona giusta:
“Buonasera dottoressa Martinelli!”
La voce dell’autista di Kang Ma supera la penombra del viale e la sorprende:
“Ha un momento?”
Senza pensarci un minuto, segue le mani del giovane che aveva intravisto quel pomeriggio, si chiude la porta di casa alle spalle e si dirige verso l’automobile in sosta proprio davanti al suo cancello:
“Il dottor Ma la aspetta, non esiti…”
Margherita, a quelle parole tanto affettate e per certi aspetti inutili, non risponde e apre perciò la portiera dell’automobile con decisione e impazienza:
“Buonasera dottoressa Martinelli…”
“Buonasera a lei, dottor Ma.”
Si stringono la mano rapidamente, senza sorridersi; quindi, Kang Ma si accarezza la cravatta di seta color porpora e recupera un plico trasparente dalla tasca davanti a lui:
“Il suo compenso.”
Dal momento in cui Margherita ha chiuso la portiera dietro di sé non ha atteso altro.
“Come può vedere, abbiamo disposto per lei e la sua famiglia cinquecento mila euro presso le nostre consociate alle Bermuda e aperto un fondo di altrettanti euro in oro presso una fonderia di nostra proprietà in Sud Africa…”
Margherita vorrebbe dire qualcosa, fare una domanda intelligente ma tutto le muore sulla punta della lingua e tutto riceve un’adeguata risposta dal dottor Ma prima del tempo:
“Naturalmente, i conti non sono direttamente intestati a lei ma i riferimenti presenti in questi documenti le consentiranno di gestire quando vorrà i suoi fondi…”
Il sorriso del misterioso uomo è ambiguo, a tratti rude: Margherita, per la prima volta, crede davvero di essere seduta vicina ad un uomo capace di uccidere un altro uomo.
“Ha delle domande?”
La ragazza non risponde. Non sa cosa chiedere.
“Credo di no…”
“Non si tormenti, Margherita: Marzia ha avuto ciò che si meritava, esattamente come lei!”
Lo sguardo sfuggente di Kang Ma le reca in dono, sopra un vassoio, millenni di cinismo, ambizioni mai esplorate, Nicolò Machiavelli, Cesare e Alessandro Borgia, in una parola: il senso dello scontro.
“A cosa pensa?”
E Margherita lo sa.
“Negli ultimi due anni sono cambiate tantissime cose, dottor Ma e ognuno di noi, dimostrando finalmente ciò che è davvero ha dimostrato che l’empatia e la solidarietà non sono merci scontate…”
“Ogni merce ha un prezzo…” Le fa eco il ricco uomo d’affari interrompendola.
“Voi siete contenti?”
“I miei soci ed io abbiamo ottenuto ciò che desideravamo ottenere…”
Margherita sa anche questo, o perlomeno, lo presume:
“E’ stato un piacere affare con lei.”
Kang Ma le sorride con soddisfazione:
“Anche per noi.”
Le porge la mano una seconda volta e dopo avergliela afferrata con delicatezza le tamburella le dita sul palmo:
“Noi sappiamo riconoscere il talento, dottoressa.”
“Ne sono sicura.”
“Non si guardi indietro allora: lei per prima sa che siamo TUTTI “lupi”, non è così?”
Margherita sorride per la prima volta e il suo volto sembra imitare, inconsciamente, l’espressione distesa e sorniona del ricco uomo d’affari che ha di fianco:
“Non si preoccupi.”
“Lei meritava molto di più di quella donna, dimentichi perciò tutto quello che ha imparato uscendo da questa macchina: quando nel mondo si discute di inclusività e solidarietà si discute di qualcosa che hanno inventato persone come me per vendere di più, mi capisce?”
Margherita sa già anche questo, ha sepolto le buone intenzioni da tempo ormai.
“Certo.”
“Buonanotte allora.”
“Buonanotte a lei dottor Ma.”
Le dita delle due persone si separano e grazie ad un rapido trucco, Margherita si ritrova il plico che le ha mostrato Kang Ma tra le mani.
“Buonanotte.”
“Buonanotte a lei dottoressa.”
Così congedandosi, lo stesso autista di Kang Ma riprende il suo posto e la strada: la ripartenza è tuttavia lenta, quasi indecisa e ciò consente a Margherita di concedersi un ultimo, breve, istante di personale appagamento prima dell’arrivo di Tommaso, il quale appena arriva a casa non vede nulla, ma proprio nulla, di nuovo.