Le mie confessioni
A cosa serve la filosofia? A questa domanda, i meno attenti sono sicuro risponderanno, senza indugi, “a niente”.
Ma è davvero così? La filosofia ha come oggetto di studio il pensiero umano, di conseguenza la filosofia ha come oggetto di studio, l’essere umano.
Se l’essere umano si definisce quindi attraverso ciò che pensa, la filosofia è dunque essenziale per comprendere la società e il fatto che, purtroppo, essa sia spesso una disciplina sottovalutata dovrebbe suggerire di conseguenza più di una riflessione circa il reale valore della società in cui viviamo.
Spesso si ripete, non a caso, che la filosofia non sia “utile” ma è davvero così? Sergio Marchionne credo abbia insegnato il contrario…
Quando infatti nel 2009 si ritorna a lavorare nello stabilimento di Jefferson dopo il salvataggio di Chrysler, non si ricomincia dalle automobili ma dalla pulizia e seguendo i princìpi del pensiero giapponese a cui si ispira il sistema del WCM, si abbraccia perciò il presupposto per cui i lavoratori possono tornare ad occupare con convinzione il loro posto di lavoro solo in un ambiente pulito, salubre ed ordinato.
Si rivelò dunque “inutile” un’idea filosofica in quel caso? Niente affatto!
Come può allora tornarci utile, oggi, un sant’Agostino?
Negli ultimi due anni il mondo sembra essere impazzito. Dopo il Lockdown, in effetti, qualcosa che in realtà già aveva infettato il dibattito pubblico ha ricominciato a mietere vittime (quasi) ovunque: la parzialità.
Per effetto di non si sa bene quale maleficio, un giorno, all’improvviso, chi ha cominciato a nutrire dei sospetti o dei dubbi legittimi circa alcune dinamiche della campagna vaccinale contro il Covid-19 e i “Green pass” è divenuto un “nemico del popolo”.
Senza rendersene conto, i migliori sono diventati i peggiori e in automatico ciò che spesso non aveva nulla di diverso da una domanda è divenuto sinonimo di accusa e ignoranza.
Ma perché? Perché abbiamo ceduto al fascino della polarizzazione netta e brutale?
Probabilmente perché abbiamo cominciato a credere che il tempo per pensare sia un lusso. Probabilmente perché abbiamo cominciato a credere che pensare troppo faccia male. Probabilmente…
Probabilmente, abbiamo assecondato senza porci troppo domande le esigenze di un potere senza volto che ci ha preferiti, un’ultima volta, idioti e (non a caso) utili.
Dunque, come può tornarci utile, oggi, un sant’Agostino?
Sant’Agostino, approdò al cristianesimo dopo aver superato il manicheismo, una dottrina religiosa fondata soprattutto sull’identificazione di due princìpi assoluti, il Bene e il Male, in perpetuo e insanabile contrasto tra loro.
La sua critica, partita dalla conoscenza della dottrina appena ricordata, spiegò che il male, di per sé, in realtà non esiste poiché come l’oscurità si presenta in assenza di luce, esso si presenta in assenza di bene.
Per cui, superando una dualità robusta che nell’accezione moderna continua a significare spaccatura, sant’Agostino teorizzò un superamento del binomio e così facendo ci propose, di conseguenza, un suggerimento: per vincere l’oscurità occorre cercare esclusivamente la luce.
Come possiamo, in buona sostanza, vincere anche noi l’oscurità e, oserei, il manicheismo? Come fece, appunto, sant’Agostino: guardando alla conoscenza ed evitando tutte quelle prese di posizione drastiche che, paradossalmente, fanno di noi dei perfetti complici del buio.
Aver criticato i “Green pass” non ha significato, in conclusione, criticare i vaccini in termini assoluti ma un determinato atteggiamento da parte delle Istituzioni e di una parte dell’opinione pubblica nei confronti di chi, legittimamente da un punto di vista giuridico, ha scelto di non vaccinarsi contro il Covid-19.
Allo stesso modo, criticare in questi giorni chi pretende di vivere il conflitto in Ucraina come una partita di calcio non significa essere filorussi.
Da più parti, in effetti, si ritiene che le sanzioni piegheranno Putin e consentiranno all’Ucraina di vincere ma si dimenticano diversi fattori: innanzitutto, le ragioni storiche del conflitto in Ucraina e le ragioni delle regioni russofone del Donbass, le critiche precedenti all’invasione russa dell’Ucraina nei confronti degli atteggiamenti poco liberali di Zelensky e, infine, la reale possibilità che la caduta di Putin possa significare, come accadde in Libia nel 2011, un vuoto di potere estremamente pericoloso.
Che Putin non fosse un politico democratico è noto da molti anni ma, come ripetuto in altre occasioni, l’Occidente non può pretendere di sostenere una battaglia morale contro la Russia se permettiamo alla finanza di continuare ad avere un ruolo oggettivamente predominante rispetto all’effettivo gioco democratico.
Io, da parte mia, scelgo ancora, nonostante tutto, i valori di un’Occidente che non capisco più a quelli di un paese guidato da Vladimir Putin, si badi bene, ma ciononostante non credo che cercare una guerra a tutti i costi con la Federazione russa possa giovarci (la storia ci insegna, dopotutto, che da Mosca nessun invasore esce vincitore) per cui, mi sia consentito, per l’ennesima volta, di ribadire la necessità da parte nostra di cessare ogni sciocco tentativo di giocare ai “cow boys” e di tentare seriamente, per la prima volta, un approccio ragionevole e, perché no, filosofico (tanto per cambiare!).
P.S. Con la speranza, in poche parole, di poter continuare a difendere anche in altre sedi il potere senza confini di un pensiero scevro dalla trappola psicologica (e linguistica) del dualismo, ribadisco l’importanza di approcciare la realtà con quella cautela che, come è stato visto, permise a sant’Agostino di vincere sé stesso e di essere, in breve, il grande filosofo che conosciamo.