Contro i pensieri unici
Quando nel giugno del 1939 George Orwell recensisce “La scuola dei dittatori” di Ignazio Silone scrive delle parole che potrebbero aiutarmi a spiegare perfettamente la mia decisione di rinunciare al mio impegno politico:
“Silone è certamente uno dei più interessanti fra gli scrittori emersi negli ultimi cinque anni. Il suo “Fontamara” è uno dei punti di forza della Penguin Library. Silone è uno di quegli uomini denunciati come fascisti dai comunisti e come comunisti dai fascisti, un gruppo ancora piccolo ma in costante crescita”.
Nel corso della mia esperienza come candidato consigliere presso il comune di Imola, nonostante pochi rari confronti segnati dal reciproco rispetto e dalla reciproca consapevolezza di determinare in maniera razionale la discussione, non ho potuto fare a meno di osservare infatti non solo un dilagante disprezzo per la novità ma una inestricabile ossessione per le analisi radicali della realtà.
Colpito quindi dal fuoco incrociato di chi ancora pretendeva di spiegare determinate proposte alla luce di una logica manichea degna de “Il secolo breve”, ho preferito di conseguenza dedicare le mie migliori energie a ben altre attività.
Come anticipato, non ho potuto di conseguenza fare a meno di vedermi come un membro di quel gruppo ancora piccolo ma in costante crescita, un gruppo di incompresi e antipatici condannati a vivere un perpetuo esilio a causa della loro necessità di ragionare al di sopra degli schieramenti esistenti.
Da osservatore, comunque e forse anche da scrittore, la volontà di sottoporre alla polis delle questioni non è venuta meno, anzi! Ragion per cui, prima di approfondire le questioni oggetto di questo contributo, è opportuno che siano fatte alcune considerazioni preventive.
Interrogarsi circa l’effettiva affidabilità dei vaccini anti Covid-19 non significa essere negazionisti e no-vax, significa semplicemente non accettare acriticamente una soluzione sulla quale i media hanno fatto confusione.
Chi conosce il contenuto dei contributi da me pubblicati, sa bene quanta importanza attribuisca alla scienza, al metodo scientifico e di conseguenza all’utilità avuta dai vaccini nella storia. Ciò scritto, considerata proprio la mia fiducia nella ragione, mi sento in dovere di analizzare criticamente alcuni aspetti ancora oscuri della vicenda vaccini.
Poco meno di una settimana fa, nel corso di una delle mie abituali fumate serali alla luce del tramonto, ho ascoltato distrattamente una delle tante notizie che i telegiornali diffondono senza nessuna spiegazione: il calciatore Arturo Vidal è risultato positivo al Covid-19 pur avendo ricevuto la seconda dose del vaccino.
Incredulo, ho cercato e ricercato spiegazioni a quel fatto (poiché il telegiornale in questione aveva immediatamente dato spazio ad un servizio su Meghan Markle) ma non ho trovato nessun approfondimento.
Ad ora, le uniche opinioni sull’argomento si spingono a sostenere che in alcuni pazienti, in effetti, il vaccino non basti per sviluppare un’immunità.
In conclusione, alla luce del fatto che il caso di Arturo Vidal non è stato isolato, credo sia opportuno pretendere chiarimenti (soprattutto perché, ripeto, le principali fonti di informazione continuano a comunicare notizie contraddittorie e spesso incomplete).
Perché si parla a sproposito di terze e quarte dosi? Perché esistono le varianti? Perché non esiste un’alternativa al vaccino? Perché esiste il Covid-19? A queste e ad altre domande nessuno può o vuole rispondere.
L’agone dei media, esattamente come l’agone politico, pretende di spiegare l’essere costantemente in modo semplice ma ciò facendo appiattisce la discussione e delegittima, paradossalmente, la ragione.
Ripeto, non senza insistenza: non è mia intenzione in questa sede mettere in discussione l’affidabilità dei vaccini, ma credo che si sia fatto ben poco, a livello comunicativo, per interpretare lucidamente la situazione.
Se il vaccino non è una soluzione univoca perché alcuni medici si oppongono? Non mi basta che vengano liquidati come “medici no vax”, io pretendo di saperne di più.
Se è vero che il Covid-19 ha avuto origine zoonotica, ho il diritto che finisca il racconto del “ritorno alla normalità” perché non può esserci ritorno alla normalità in un pianeta frustrato dall’impatto negativo dell’essere umano.
Se è vero che sarà necessario godere dei benefici del “green pass” per poter compiere determinate azioni, credo di avere il diritto di sapere tutti quei perché circa l’effettiva mortalità del Covid-19 di cui non si è mai parlato con cura.
Se è vero che molte persone accetteranno ob torto collo il vaccino esclusivamente per tornare a lavorare o per tornare in discoteca, credo di avere il diritto di indignarmi.
Se è vero che non sappiamo più pensare in modo complesso, credo di avere il diritto, in sintesi, di essere amareggiato.
P.S. Come ampiamente spiegato, le mie riflessioni sono prevalentemente sociologiche. Sul tema “green pass”, credo sia seriamente necessaria una riflessione poiché se è vero che molte persone accetteranno di ricevere il vaccino anti Covid-19 esclusivamente perché così potranno tornare a vivere “la movida” significa che l’essere umano di oggi non solo ha abdicato alle proprie capacità critiche ma anche alla propria coscienza.
Ripeto, accettare un vaccino non significa essere sciocchi, si badi bene, ma accettarlo acriticamente, senza una valutazione e solo esclusivamente per poter godere di una forma di libertà che in linea teorica comunque appartiene all’individuo, significa esporre il fianco ai peggiori incubi di quello scrittore con cui ha avuto inizio questo articolo, George Orwell.