Perché ho scelto di fare impresa

Personalmente non mi è mai piaciuta la scuola.

Ho investito tanto nella mia formazione, ho comprato tantissimi libri e ho sempre amato dedicare il mio tempo alla lettura e alla conoscenza ma non ho mai amato andare a scuola.

Posso dire di aver odiato con grande energia le regole e gli orari della scuola, i suoi ritmi, la sua struttura lenta, macchinosa, anacronistica e ormai oggettivamente incapace di rispondere alle reali esigenze del mondo del lavoro.

Posso dire di aver odiato, senza vergogna, l’obbligo di essere referente nei confronti di molti professori nei confronti dei quali non ho mai provato stima.

Posso affermare, in definitiva, di aver compreso chi fossi e cosa volessi solo ed esclusivamente grazie ad una ricerca personale che nulla ha avuto a che vedere con la scuola: una ricerca personale fondata su letture, studi e sperimentazioni pratiche che pur avendo sottratto tempo al mio impegno scolastico, mi hanno tuttavia consentito di essere soddisfatto e pronto.

Avete mai pensato che l’unica cosa attualmente in grado di fare la scuola è creare automi? La scuola non ti educa a fare un buon lavoro per  gratificare te stesso, ma sempre qualcun altro…

A scuola non ti insegnano a fare un buon lavoro per essere soddisfatti del proprio percorso di crescita (cos’é?) ma ti insegnano piuttosto ad ottenere dei buon voti perché altrimenti mamma e papà si arrabbieranno.

Quando a scuola fallisci non esiste il valore dell’errore e del fallimento come base per imparare e quindi migliorare ma esiste la punizione, il brutto voto…la minaccia che nessuno ti assumerà.

Orari, pause predeterminate…esattamente come in fabbrica.

Avete mai pensato che la scuola non crea imprenditori? Imprenditori di se stessi? Persone responsabili e mossi dall’entusiasmo? Persone realmente intelligenti, davvero capaci di riflettere sui problemi e di pensare e costruire soluzioni per la società?

Personalmente un bel giorno ho detto basta e nonostante tutto, nonostante l’università, ho deciso non aveva senso continuare a fare qualcosa esclusivamente per gratificare gli altri.

Egoismo? Non quanto si possa realmente immaginare. Punti di vista.

Dopotutto qual’è il confine tra chi vive una vita tranquilla, senza esporsi e chi osa e condivide con gli altri il frutto del proprio impegno? Chi è realmente egoista?

Cos’è veramente l’egoismo se non l’estremizzazione di una caratteristica connaturata all’essere umano? Una caratteristica che, nonostante tutto, ci consente di sopravvivere da millenni e di portare avanti (e innovare) la nostra civiltà…

Lasciate che continui ad essere sincero perché non ho alternative: Winston Churchill sosteneva che “più capaci si è di guardare indietro, tanto più facile è vedere lontano”.

Passato ed esperienza quindi ma soprattutto visione e coraggio: volontà di dire “no” e distinguersi, dare un senso profondo alla propria breve  e fulminea esistenza.

Basterebbe a spiegare perché ho scelto di fare impresa? No, purtroppo.

Scrivo purtroppo perché dopo una giornata passata a raccogliere i frutti di un lavoro di mesi non esistono parole in grado di descrivere la gioia che provi quando riprendi tutto e rilanci per avere qualcosa di ancora più grande tra un mese (forse) o tra un anno…

Nessuno, se non la combinazione di istinto e ragione, saprà dirti quando tornerà qualcosa ma non è anche questo straordinario? Cosa c’è di più vitale del rischio?

Non credo nell’omologazione e non credo che tutti possano apprezzare e comprendere cosa significhi veramente la parola “rischio”; credo tuttavia nella responsabilità e credo fermamente che non esisterà mai una società veramente libera senza un sistema di istruzione pubblica che insegni prima di tutto ad essere unici.

La scuola predilige la burocrazia alla cultura e lo studente, da essere umano, scade a numero.

Pensiamoci.

Non ho mai preteso di possedere certezze o verità  ma sono convinto che la riflessione sia la nostra migliore arma di difesa.