L’età dell’oro, la Paura e la Rivoluzione necessaria

Mi è capitato recentemente di leggere un interessante analisi sulla situazione economica generale dei paesi più industrializzati del mondo.

Riassumendo, attualmente gli Stati Uniti sono in crescita, l’Europa è in crescita, la Cina è in crescita, l’India è in crescita.

Persino Paesi relativamente più problematici come Grecia, Spagna, (Italia) e Portogallo apportano dati solidi (i famosi PIGS).

Sia gli Stati Uniti sia il Regno Unito, tecnicamente, sono in uno stato di piena occupazione.

L’Australia ha addirittura registrato 104 trimestri consecutivi di crescita senza recessioni.

La verità è che il debito, come abbiamo visto è globalmente aumentato e c’è chi quindi sostiene, unendo i diversi puntini, che presto scoppierà una nuova bolla.

Larry Hatheway, chief economist di GAM, sostiene ha dichiarato in un’intervista al Financial Times rivolgendo la sua attenzione  prevalentemente all’andamento della finanza globale:

“Questo ha portato molte persone a pensare che dovremmo preparare il terreno per alcune strategie di attenuazione dei rischi. Questa situazione non può continuare per sempre.”

Stiamo aspettando? Ma cosa? Le bolle immobiliari, a Londra, Stoccolma e in Cina, sono già scoppiate….

Il debito cinese è elevato, ma in rapporto alle dimensioni dell’economia del Paese non è da considerarsi fuori controllo.

Il quadro dell’indebitamento dei consumatori nel Regno Unito si è attenuato.

L’Italia sembra aver messo sotto controllo il debito legato ai crediti non performanti delle sue “bad bank”.

Le banche centrali stanno alzando i tassi di interesse, ma in modo lento e prevedibile…

Nel 2007 nessuno si accorse della crisi immobiliare in arrivo. Nel 1997 nessuno si accorse del crollo delle dot-com. Questi eventi furono una sorpresa nella rispettive epoche.

Davanti a noi nero? Secondo molti si.

Il punto però è semplice, forse scontato (e per questo pericolosamente importante):lasciare che le peggiori analisi influenzino le nostre decisioni oggi significa scatenare un effetto pigmalione negativo.

La storia è fatta di cicli. Perché non ripensare il nostro futuro allora sotto un’altra luce? Se abbiamo davanti a noi la necessità di riavviare il mercato e di fatto “disintossicarlo” perché non credere nell’innovazione tecnologica? Perché non credere nella sostenibilità della produzione industriale? Nel riciclo? Nell’ecologia? In tutto quello che insomma consentirebbe di fare un passo avanti, anzi, di superare il baratro che molti credono ci attenda…

Se è vero, come diceva Roosevelt che “L’unica cosa di cui avere paura è la paura stessa”, analizzare razionalmente la situazione e scegliere di ripensare il nostro stile di vita, il nostro rapporto verso il mercato e la natura è ogni giorno più necessario che mai.