Blockchain: folle innovazione o folle illusione?
Da diversi mesi ad oggi, le criptovalute sono diventate oggetto di discussioni furibonde.
Tra chi ne difende il valore e le potenzialità e chi invece accusa la loro sostenibilità, gli investitori e le aziende si interrogano.
Molte multinazionali e diverse piccole aziende cercano d’inserire la parola blockchain in ogni comunicato stampa o testo di presentazione per gli investitori.
Ma perché? E soprattutto: cosa diavolo è una blockchain?
Nella sua forma più semplice, la blockchain (catena di blocchi) è un registro d’informazioni immagazzinate in una rete di computer.
Quando le persone usano una criptovaluta per comprare, pongono in essere delle transazioni digitali che sono approvate da una rete di computer in tutto il mondo su cui è attivo un software di bitcoin.
Ogni lotto di queste transazioni, detto blocco (block), ottiene un codice crittografico, di cui una copia viene registrata su ogni computer della rete.
Questi blocchi sono quindi collegati l’uno all’altro in una catena (chain) di transazioni approvate pubblicamente, che non possono essere modificate.
Negli ultimi sei mesi, la criptovaluta più scambiata è stata il bitcoin, il cui vertiginoso aumento di valore ha attirato l’attenzione di tutto il mondo.
Alcuni analisti hanno paragonato il boom dei bitcoin e la febbre da criptovaluta alla bolla delle dot-com. Seguendo questa interessante analogia, il bitcoin è simile a una singola e fragile dot-com, mentre la blockchain è simile a internet: una tecnologia potenzialmente rivoluzionaria che può sopravvivere alla scomparsa di una qualsiasi delle criptovalute, (alla crisi del dot-com resistettero colossi come Yoox e Amazon).
Se il crollo del valore del bitcoin fosse dovuto alla fine di una disillusione e quindi all’inizio di un processo di disinvestimento che mette in luce il suo (non) valore, allora forse ha senso parlare di crisi e teorie dell’evoluzione.
Se così fosse, attenzione, non significherebbe tuttavia che il bitcoin non sia un elemento da considerare, al contrario: se dovesse stabilizzarsi e raggiungere un livello sostenibile, e se l’attenzione del grande pubblico diventasse più responsabile, allora forse le blockchain avranno un impatto sempre crescente sull’economia.
Ma anche se ha vari estimatori, in questa analogia c’è un punto debole, che non preannuncia niente di buono per le criptovalute. Quando la bolla delle dot-com è esplosa, all’inizio del 2000, internet era già un fenomeno di massa.
Chiaramente la bolla delle dot-com è una cosa, le criptovalute sono un’altra.
Quando la bolla delle dot-com è esplosa, all’inizio del 2000, internet era infatti già un fenomeno di massa…la blockchain è si un fenomeno di massa se vogliamo, ma che si è limitato ha catturare solo l’attenzione e in pochi ne hanno sfruttato le caratteristiche.
A onore della blockchain e dei suoi sostenitori, va detto che l’utilità di alcune invenzioni non è sempre chiara da subito.
Il rischio è di lasciare che la moda affascini l’economia che conosciamo senza che sappia negli anni futuri sfruttarla.
Un esempio? Il commercio elettronico potenzialmente potrebbe uccidere il commercio e l’artigianato ma può anche diventare uno straordinario strumento di diffusione e valorizzazione se il commercio e l’artigianato ne sfruttano brillantemente il potenziale.
E’ tutta una questione di incontro.
In termini pratici, c’è una startup che si occupa di criptovalute, si chiama Filecoin.
L’azienda propone di usare lo spazio di archiviazione inattivo sui computer di tutto il mondo per sostituire o integrare i server dati, più vulnerabili agli hacker e ad altre azioni di disturbo.
L’azienda ha creato la propria criptovaluta, chiamata filecoin, per pagare gli utenti che aderiscono alla sua comunità (gli utenti possono teoricamente conservare questa criptovaluta, come un investimento, scambiarla con altri membri di questa rete, oppure venderla in cambio di dollari).
Decentralizzando lo stoccaggio dati in questo modo, l’azienda sostiene di poter migliorare la resilienza di internet, rendendo più difficile la chiusura di alcuni siti e app da parte dello stato.
A settembre Filecoin ha raccolto più di duecento milioni di dollari durante la più grande offerta iniziale di moneta (Ico) della storia.
Filecoin rivoluzionerà quindi lo stoccaggio dati? Non possiamo saperlo…
L’appetito degli investitori per qualsiasi cosa abbia a che vedere con bitcoin continuerà a produrre un tripudio di tentativi e di errori…
Ed è inevitabile che molte di queste idee si riveleranno sbagliate…
Ma tutto questo è normale ed è connaturato a questa fase di continua sperimentazione…
Saranno sempre di più le startup che useranno la blockchain per pagamenti, servizi bancari, contratti di depositi di garanzia, documenti legali, proprietà intellettuale, strategie d’investimento, sistemi di voti… e ogni errore inevitabilmente potrebbe diventare determinante per migliorare il percorso…
Insomma: quale sarà il ruolo della blockchain ? “Lo scopriremo solo vivendo…”