Tra apparenza e indifferenza…

E mentre ieri, Mario Giordano denunciava su Rete 4 quanto sia vergognoso un paese che discrimina, senza nessun motivo, i propri cittadini negli ospedali, su Rai 1, andava in scena il “Festival”. Si, il Festival di Sanremo.

Va bene, “Fuori dal coro” può essere discutibile (cosa può non essere discutibile?) e addirittura ossessivo ma denunciare chi non cura perché non in possesso del “Super Green pass” è stato fondamentale.

Nessuno, però, si è indignato. “Roba da complottisti” (come se denunciare dei limiti oggettivi fosse da paranoici)…

No, nessuno ha aperto bocca. Ieri sera andava in scena il Festival. Il festival di Sanremo, il festival della “canzone” italiana…

La scienza dice che all’interno di uno stadio all’aperto ci deve essere un limite del 5% di capienza nonostante possano entrarci solamente persone vaccinate e con la mascherina; tuttavia, all’interno del Teatro Ariston può esserci il tutto esaurito.

La scienza dice che le discoteche devono restare chiuse, nonostante pass, pezze e pazzi ma all’interno del Teatro Ariston si può ballare allegramente.

La scienza dice che serve il “Super Green pass” per mangiare al ristorante con la persona con cui condividi il sonno ma all’interno del Teatro Ariston, si può “cantare” senza nemmeno un tampone.

Qualcosa di strano? No. Lo dice la scienza. Pardon, lo scientismo: un becero fondamentalismo ideologico che ha avvelenato menti e coscienze per quasi due anni.

Però “Sanremo” è “Sanremo”. No. Per me Sanremo è uno spettacolo strano: pubblico mascherato, orchestrali mascherati, cantanti di livello infimo che cantano tutti allo stesso modo, gag ridicole sui “complottisti” che offendono la memoria non solo di chi è morto a causa di una reazione avversa ma anche chi ha subìto dei danni fisici e, forse, non avrà mai giustizia, zombie, pseudoartisti fluidi spacciati per ribelli che di ribelle non hanno nulla, linguaggio “resiliente” e via…

Via verso un paese sempre più decadente e scadente, ipocrita e volgare. Un paese piccolo, che fu grande, ma che ama nascondersi dietro l’apparenza e il luogo comune di una “normalità” sterile.

Sanremo è lo specchio della nazione? Forse. Qualcosa si può ancora salvare, ovvio, anche al Festival ma no, non ripetendo l’ovvio a beneficio del Dio mercato.

Liberate l’arte. Vi prego! Liberate la protesta, il disagio e la voglia di dire “no”.

Il mondo non è più un posto pulito.

Il mondo è un posto dove si specula sui morti pur di avere “like” (a prescindere dalle convinzioni).

Il mondo è un posto dove, nell’indifferenza generale, si lascia morire in strada un essere umano…

René Robert. Lo conoscete? Era un fotografo. E’ caduto in una strada trafficata di Parigi ed è rimasto per terra nove ore nell’indifferenza generale fino a quando non è giunta l’ipotermia ed è morto.

E’ terribile, lo so, e non mi aspetto che voi sentiate ciò che sento io ma vi prego, rifletteteci: il mondo che abbiamo costruito, nonostante le più grandi conquiste sociali di cui ci vantiamo, è un mondo ipocondriaco e bugiardo, un mondo che ci sussurra all’orecchio di non soccorrere un senzatetto per timore di chissà quale infezione…

E’ terribile, lo so, urge ripeterlo. Allo stesso modo, urge chiarire qualcosa che vi sta agitando: “Si, ma dobbiamo comunque divertirci!”.

Certo. Ma come?

Quando la Seconda guerra mondiale finì, l’arte ci regalò il Neorealismo e nonostante tutta la voglia che si aveva di ripartire, l’arte fece il suo lavoro con coerenza ma oggi possiamo dire lo stesso?

Cosa ci ha regalato lo spettacolo dopo l’arrivo del Covid-19? Cosa ci ha proposto per svagarci?