Ma di che cosa abbiamo veramente bisogno?
Ma di che cosa abbiamo veramente bisogno? Eroi o nuove regole? Eroi e nuove regole?
Domande non di poco conto, soprattutto in un paese dove tutto cambia perché non cambi nulla… Soprattutto in un paese povero di eroi ma soffocato da una burocrazia spesso oggettivamene inutile.
Toni forti ma necessari.
Chi lavora a stretto contatto con il mondo delle imprese si divide ma non sa rispondere in maniera chiara al problema. Perché? Difficile rispondere.
Siamo vittime delle parole e delle eterne discussioni? Credo di si. Siamo vittime del predominio della teoria (purtroppo anche nel mondo dell’economia)? Temo che la risposta, anche a questa domanda, sia si.
Insomma perché continuiamo a percepire qualcosa che non va? Perché continuiamo a convivere con un perenne senso di insoddisfazione?
Ma se avessimo dimenticato il senso della misura? Se avessimo dimenticato come ponderare gli elementi che consentono lo sviluppo economico e sociale di una comunità?
L’Italia ha bisogno di riforme vere e profonde, riforme che dividono e creano contrasti: a nessuno piacciono le divisioni ma il cambiamento comporta inevitabilmente una cesura con il passato e un conflitto con tutti coloro che pretendono di difendere qualcosa che non esiste più.
Paradossalmente, è meglio affrontare un problema che cercare un perenne compromesso che (solo apparentemente) soddisferà le parti sociali.
L’Italia, insomma, ha bisogno di mercato ma l’apertura al mercato è un processo da non trascurare: esso infatti deve essere seguito e perfezionato costantemente. Non è infatti possibile credere che oggigiorno il mercato (da solo) possa rispondere alle richieste di innovazione della società, la politica deve sapere guidare chi crea proponendo infatti un impianto normativo semplice e di immediata comprensione.
I tempi del ” laissez faire, laissez passer” sono ormai lontani, purtroppo però anche una politica capace di fare innovazione (semplificando) sembra lontana dall’attuale scena sociale (non solo italiana).
In cosa crediamo noi dunque? Vogliamo essere chiari, ancora una volta: nella semplificazione normativa, come conseguenza di una maturazione della coscienza civile di chi agisce. L’inflazione di regole è il sintomo di un collasso (la storia ancora una volta ci viene in soccorso), per cui occorre ben presto iniziare un’azione politica (nel senso più ampio del termine) che consenta di fare chiarezza lì dove ancora ci sono dubbi e consenta soprattutto di tornare a dare valore alla produttività, alla creazione di ricchezza concreta.
Dopotutto, Tacito scriveva che “più uno stato è corrotto e più fa leggi”.
Per chi fa impresa ci sono valori che contano molto di più di un contratto ma la fiducia deve essere sostenuta da azioni concrete, da un’ambiente costruttivo e positivo dove una scorrettezza prima di avere conseguenze legali pregiudica la tua posizione lavorativa nei confronti dei dipendenti, dei clienti e dei collaboratori…
E’ dunque di eroi che abbiamo bisogno? Di chi sappia quindi dare il buon esempio? E’ forse di ispirazione che siamo sprovvisti?
Siamo poveri di tante cose, obbiettivamente, ed è triste constatare che nessuno sappia comprendere quanto sia necessario voltare pagina ripartendo da una rivalutazione dell’educazione.
Mentre ci interroghiamo e il sistema paese collassa, a Roma pretendono di creare lavoro con decreto…
Le scuole, sempre più indietro con i tempi, continuano a “produrre” automi: nessun progetto è stato proposto da parte della “banda degli honesti” per fare un cambiamento che molti cittadini aspettavano…
Per cui, in conclusione, i dubbi restano e le difficoltà rischiano di aumentare e con esse, probabilmente, le leggi di un paese ogni giorno sempre più a rischio di subire le conseguenze di un’inutile e ingestibile complesso di inferiorità.