Brunello Cucinelli: il re buono del Cachemere che ha inventato un nuovo Rinascimento

“C’è il piano aziendale a cinque anni ma anche a 5 secoli.“. Così si presenta l’azienda di Brunello Cucinelli.

Nato a Castel Rigone, vicino Perugia, nel 1953, Brunello Cucinelli, interrompe bruscamente nel ’74 gli studi universitari di ingegneria per dedicarsi all’attività che lo avrebbe trasformato in pochi anni nel re italiano del cachemire nel mondo. Nel 1978 fonda quindi l’azienda che porta il suo nome, la “Brunello Cucinelli”. Colloca la sede ad Ellera di Corciano, nel perugino, ma acquista poi nel 1985 il Castello trecentesco di Solomeo, un piccolo borgo nel Perugino, che trasforma, dopo accurati lavori di restauro, nella nuova sede di uffici e laboratori.

Oggi la Brunello Cucinelli SpA, oltre al core business rappresentato dal cashmere, produce collezioni complete di abbigliamento e accessori ed è ormai uno dei marchi più affermati nel settore del lusso e della moda sport-chic. Brunello Cucinelli nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti per l’approccio innovativo nel modo di gestire l’impresa. Fra questi “Pitti Immagine Uomo”, “Best of the Best”, “Imprenditore Olivettiano”, “Imprenditore italiano dell’anno”, “Confindustria Awards for Excellence Andrea Pininfarina”. Non dimentichiamo il Cavalierato della Repubblica Italiana conferitogli nel 2010 dal Presidente Giorgio Napolitano.

È inoltre presidente del Teatro Stabile dell’Umbria, è stato consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, consigliere di amministrazione di “Pitti Immagine” e di “Altagamma”. Ama il calcio ed è stato, inoltre, presidente della squadra del Castel Rigone, suo paese d’origine. Nel tempo libero predilige giocare a calcetto e chiacchierare con gli amici al bar mantenendo uno stile informale e sempre aperto.

Ha finanziato la costruzione alle porte di Solomeo il “Foro delle Arti”, un innovativo complesso architettonico che comprende un teatro, un anfiteatro, il cosiddetto “Giardino Filosofico”, con terrazze digradanti verso il paesaggio collinare umbro, perfetto per la meditazione, e l’Accademia Neoumanistica, una sorta di casa-laboratorio pensata sul modello delle confraternite delle arti e dei mestieri del Medioevo dove si apprendono le tecniche del “fatto a mano” e si tengono corsi di inglese, architettura, filosofia e “Alta Cultura umanistica”.

Dopo il disastroso terremoto che ha sconvolto l’Umbria nel 2016, Brunello Cucinelli ha annunciato che sosterrà la ricostruzione del Monastero di San Benedetto di Norcia e della Torre Civica del paese.

Si legge sul suo sito: “Le fondamenta del modello imprenditoriale rimangono saldamente ancorate agli elementi distintivi che identificano e posizionano il brand nella fascia altissima del lusso: ricerca di un’altissima qualità nell’approvvigionamento delle materie prime, eccellenza nell’artigianalità e manualità, e una proposta prêt-à-porter esclusiva, simbolo di autentico Made in  Italy, apprezzata da un consumatore sofisticato, quale espressione di una forma di “lifestyle contemporaneo”. 

L’offerta esclusiva e di eccellenza prosegue contestualmente con il mantenimento dei valori presenti nel DNA dell’azienda: dignità del profitto e rapporto speciale con il territorio, in un progetto di sviluppo e crescita “garbato” e costante.

Tali tematiche rappresentano un elemento di valore anche per il cliente, sempre attento agli aspetti di etica e sostenibilità, ed interessato a conoscere a fondo il processo di produzione dei singoli manufatti.Questi sono i principi su cui Brunello Cucinelli getta le fondamenta per un proprio progetto di sviluppo nel lungo periodo: un modello imprenditoriale che si basa sul concetto di un “capitalismo contemporaneo”, definito dalla stampa quale esempio innovativo di “capitalismo umanistico”.

L’azienda è quotata in borsa e ha un valore di mercato di circa un miliardo di euro. Molto di più se osserviamo l’azienda con gli occhi aperti e lungimiranti del fondatore, Brunello Cucinelli, da sempre attento al capitale umano e alle sue potenzialità.

«Bisogna credere nell’essere umano, nella creatività di un’impresa. Supponiamo di avere un’azienda di 1000 persone. Magari ci è stato detto che tra questi ci sono soltanto due o tre persone geniali. Ma io credo che in un’azienda di 1000 persone ci siano 1000 geni. Si tratta semplicemente di geni di tipo diverso, con un diverso grado di intensità” così descrive l’importanza dei lavoratori nel complesso aziendale. Cosa dire di più? Ogni precisazione sarebbe superflua.

C’è tanto da imparare da questa bellissima storia di successo, storia da leggere e rileggere, studiare con attenzione e giustamente oserei, cercare di imitare.